Alle sue spalle, staccato di una lunghezza, ha lasciato Manolo Sanchís e, più indietro, il mitico Santillana, il centravanti che nella sua terza o quarta giovinezza calcistica s'incrudeliva a segnare con puntualità all'Inter di Bergomi. Con la partita vittoriosa contro il Villarreal, le sue gare ufficiali in blanco giungono a quota 707. Il record di 710, manco a dirlo ancora di Sanchís, è a un tiro di schioppo.
Ma sono molti i primati alla portata del capitano delle merengues. In carriera, ha già festeggiato 224 gol in campionato. Un bacio all'anulare, in onore della bella moglie Mamen, due colpi al cuore, per i quattro figli maschi e un semicerchio all'altezza della pancia, per la femminuccia in arrivo. Il leggendario Zarra, a quota 251, ora, dista solo 27 reti. Se mantiene il ritmo degli ultimi due anni, in cui ha raccolto 18 marcature a stagione, Raúl, riuscirà a far suo anche questo record. I suoi numeri divengono ancora più impressionanti se si guarda all'Europa. L'attaccante, infatti, con le sue 65 reti in Champions, è il massimo marcatore della storia della competizione. In totale somma 318 gol con la casa Blanca, otto in più rispetto al mostro sacro Di Stefano. Le sue realizzazioni sono andate di pari passo con le sue collezioni di titoli. Pochi possono vantare tre Coppe Campioni, due Intercontinentali, sei campionati, oltre alle varie Supercoppe, raccolte in patria e in continente.
Qualche rammarico proviene solo dalla sua esperienza in Nazionale. Con le furie rosse Raúl ha segnato 44 gol, ancora una volta il record assoluto, ma dopo tre Mondiali consecutivi, tra 1998 e 2006, in cui ha sempre trovato la via della rete, si è perso il treno giusto, quello che è arrivato alla conquista dell'Europeo.
La sua avventura con la Spagna potrebbe essersi chiusa definitivamente, anche se con il suo estimatore Del Bosque sulla panchina ci potrebbe essere ancora qualche speranza. Il segreto del suo successo? Una serenità d'animo soprannaturale, come si evince da un divertente aneddoto che ama raccontare il suo mentore, Jorge Valdano.
L'argentino, che nel 1994 sedeva sopra la panchina del Real, convinto dalle caterve di reti segnate nel settore giovanile, decise di aggregare il diciassettenne Raúl alla prima squadra in vista della difficile trasferta di Saragazza.
Lungo il tragitto verso la Romareda, il ragazzo si abbandonò a un placido sonno. Alla faccia di chi soffre d'insonnia prima di un appuntamento importante. Serenità che ha accompagnato l'erede di Butragueño durante tutto il corso della carriera.
Il capitano, da qualche anno a questa parte, è stato spesso preso di mira dalla critica. Ad ogni periodo di difficoltà della squadra madrilena, spuntano i suoi detrattori.
Tra il 2004 e il 2007, quando la sua vena realizzativa sembrava essersi affievolita, in molti avevano richiesto la sua cessione.
Raúl finito? Peccato che l'orgoglioso capitano blanco abbia smentito tutti, tornando ampiamente in doppia cifra negli ultimi due campionati. Non male per un atleta chiamato ad appendere prematuramente le scarpe al chiodo.
Con i suoi trentadue anni, il grande capitano ha ancora davanti almeno un paio di stagioni da protagonista. Le super stelle passano, Raúl resta sempre. E pazienza se non è andato oltre il pallone d'argento nel 2001.
I numeri parlano chiaro. L'uomo dei record si chiama Raúl Gonzales Blanco.
di Andrea De Pauli
Corriere dello Sport Venerdì 25 Settembre 2009
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