martedì 25 agosto 2009

Fabio Cannava­ro record di presenze con la maglia azzurra


L'uomo per tutte le stagioni, per tutte le latitudini, anche. Non foss'altro per la sua storia azzurra. Fabio Cannava­ro ha esordito a gennaio (?!), era il '97, a Palermo, ora ad agosto 2009, dopo cinque ct, tre mon­diali, tre europei (uno da capita­no non giocatore), stabilisce il record assoluto di presenze az­zurre, a Basilea, toccando quota 127, una in più di Paolo Mi­tomaldini, che, a 40 anni, al calcio giocato ha appena det­to stop, come quando c'era Por­tobello e lui pure.
Maldini che tenne a battesimo proprio Fabio, più di 12 anni fa, contro l'Irlan­da del Nord. Alla Favorita c'era­no anche Ferrara, che ora lo al­lena nella Juve, Peruzzi, che pu­re tecnicamente lo segue da as­sistente del ct, Albertini, suo vi­ce presidente federale.
Unico ancora in campo oggi come allo­ra, Alex Del Piero, però da tem­po fuori dal giro della nazionale.
E il grande quesito di questi mesi, che ha coinvolto necessa­riamente anche l'attuale leader della nazionale e fresco neoju­ventino, è appunto quello sul­l'inossidabilità dei nostri cam­pioni azzurri, sul progetto Lippi II che in Sud Africa ha avuto un fiero colpo, sulla questione ge­nerazionale, intesa come biso­gno di ricambio.
Cannavaro è tornato in Italia e nell'Italia post Confederations con uno sguar­do meno aperto del solito. E non cambia espressione neppure al­la vigilia di un giorno di festa co­me quello odierno. Il motivo è molto semplice:
" é davvero un primato che arriva in un mo­mento particolare. Ha un valore importante. E non c'è solo orgoglio per questo traguar­do, non c'è solo il premio a tanti sa­crifici fatti "
Dice tutto questo camminando lenta­mente, prima sotto il portico che dagli spogliatoi del centrale di Cover­ciano porta all'ingresso princi­pale del centro tecnico federa­le, poi, superato la porta a vetri, mentre intorno lo guardano i grandi poster fotografici dove lui è spesso protagonista, ag­grappato ai compagni e avvin­ghiato alla coppa del mondo del 2006.
" Già, quando, a 33 anni ho vinto il Pallone d'oro "
Tanto per mettere, dal suo punto di vi­sta, le carte d'identità nel posto che tocca loro, nella tasca poste­riore in genere, insieme al por­tafogli.
Adesso, tra un mese, ar­riverà a 36 anni. Sarebbe curio­so che non avesse ben chiare le proprie prospettive azzurre e non solo.
" Io credo che il ricam­bio naturale di questo gruppo, quello che ha vinto in Germa­nia, debba avvenire dopo il mondiale prossimo.
Mi sembra normale. Ci saranno poi quattro anni al campionato del 2014 in Brasile, un europeo come tappa intermedia, ci sarà la possibili­tà di programmare.
Intanto la realtà siamo noi. I giocatori so­no questi "
Naturalmente Cannavaro in questa ultima considerazione non vede l'obbligo da parte del ct di con­tinuare a scegliere lui come altri se­natori piuttosto che voltar pagina più in fretta rispetto a quanto fatto fin qui.
Ha legittimamente molto amor proprio, Fabio, e orgoglio, come già ricordato. Di sicuro il tema della continuità tecnica in azzurro c&# più in fretta rispetto a quanto fatto fin qui.
Ha legittimamente molto amor proprio, Fabio, e orgoglio, come già ricordato. Di sicuro il tema della continuità tecnica in azzurro c';è, ma non è il suo:
" Io dico che il vero problema sono le società, è quello di puntare su giovani italiani e farli crescere.
Prendiamo l'ultimo avvenimen­to agonistico di rilievo, la recen­te Supercoppa, tra Inter e Lazio. Bene, ho letto che in campo complessivamente c'erano 22 stranieri (sui 28 scesi in campo, comprese le sostituzioni, ndi).
E di quelle due squadre qui c'è so­lo Santon, che pure non ha gio­cato "
Un accenno di sorriso, eco di una carriera azzurra da record.
Andrea Santoni
Corriere dello Sport Mercoledì 12 Agosto 2009

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