
Richie McCaw, 29 anni, è il capitano degli All Blacks. Un leader, un guerriero. E un decatleta: forte come un pesista, resistente come un fondista. É il prototipo della terza linea perfetta. Placca duro, recupera palloni, è sempre il primo in sostegno ai compagni. Uno dei pochi insostituibili in uno sport che esalta il concetto di squadra.
Lo dicono i numeri. Gli All Blacks vincono in media il 75% delle partite. Con lui in campo l'80%. In vista di Italia-Nuova Zelanda, sabato a Milano, McCaw ha accettato di parlare con noi. In questa pagina vi raccontiamo la sua storia. E quella della squadra di rugby più famosa del mondo.
Alexander McCaw ha combattuto la prima guerra mondiale sulla Somme con gli Anzacs, le mitiche truppe coloniali degli antipodi. Scozzese, era emigrato in Nuova Zelanda nel 1893 in cerca di fortuna.
Jim McCaw ha combattuto la seconda guerra mondiale nei cieli d'Europa. Colpito dalla contraerea tedesca su Parigi, nel 1943, riuscì a riportare il suo velivolo alla base. E l'anno dopo si distinse nelle squadriglie di caccia che abbattevano le v1 in rotta per Londra.
Donald McCaw ha combattuto tutta la vita con la terra aspra della Hakataramea Valley: torrida d'estate, gelida d'inverno, con la siccità sempre in agguato. I McCaw avevano una fattoria sul fiume Waitaki, due ore di macchina da Dunedin, Isola del Sud. Il paese più vicino era Kurow, 350 abitanti, una chiesa, un pub, un piccolo ippodromo. E due All Black: Phil Gard e Richie McCaw. Il figlio di Donald, il nipote di Jim, il pronipote di Alexander.
Sono abituati a combattere i McCaw e Richie, che ha la fortuna di non doverlo fare né per vivere né per salvare la pelle, ha trasferito questa attitudine cromosomica sui campi da rugby. " La scuola della valle aveva due insegnanti e 24 alunni in tutto. E a scuola si giocava a rugby. Senza limitazioni d'età e di peso. Figuratevi se oggi mi spaventano quelli più grossi di me" . Rugby a scuola, rugby al club di Kurow, rugby nel giardino di casa, dove papà Donald aveva montato due pali di fortuna ad una distanza di sicurezza dal roseto di mamma Margaret. Studio, rugby e lavoro nei campi. A otto anni Richie guidava in trattore e placcava le pecore. Gli All Blacks nascono anche così.
Si sono accorti di lui al liceo, quando la piccola High School di Oamaru approdò alla finale nazionale. A vent'anni era All Black, a 25 capitano. La migliore terza linea ala del mondo.
Oggi i McCaw hanno lasciato la fattoria nella Hakataramea Valley. Se l'è comprata una multinazionale Usa. Vivono a Christchurch, dove Richie è capitano dei Crusaders (la franchigia) e di Canterbury (la provincia). Ormai è un uomo ricco, gestito da una società di marketing e fidanzato con Hayley Holt, stella della Tv e del ballo, votata neozelandese più sexy del 2007. É arrivato, Richie. Ma non sa fare a meno di combattere.
Mister McCaw, ha mai avuto paura? "Nel rugby l'infortunio è sempre dietro l'angolo, ma se scendi in campo con la paura di farti male hai sbagliato sport. Il segreto è allenarsi duramente - se stai bene, riduci i rischi - ed avere fiducia. Nelle tue qualità e nei compagni " .
e nella vita? " La mia unica paura è accorgermi di non essere stato all'altezza, di non aver dato il 100%. La mia filosofia è questa: dare sempre il meglio.
Capitano degli All Blacks in un Paese che delira per il rugby. Ma sono tutte rose e fiori? " Intanto, si è grandi capitani solo se si hanno attorno grandi compagni. E il capitano degli All Blacks gioca sempre assieme a 14 campioni. Per me è un divertimento. Certo, sono un ragazzo di campagna e non mi trovo bene sotto i riflettori. Però ogni volta mi chiedo: " Avresti voluto essere qualcos'altro?". E la risposta è sempre la stessa: "No"".
Cos'erano gli All Blacks per il bambino Richie? " Ho scoperto gli All Blacks in tv, durante la Coppa del Mondo 1987. Avevo sei anni e dopo le dirette mi ritrovavo in giardino a far finta di essere Michael Jones o John Kirwan. Sognavo di diventare un All Black, ma da bambino si sognano tante cose... " .
Gli All Blacks sono un mito, eppure hanno vinto quella sola Coppa del Mondo. Nel 1987, in casa... " Il passato non conta. Conta solo che la Coppa del 2011 si giocherà in Nuova Zelanda, davanti ai nostri amici, alle nostre famiglie, ai nostri tifosi. Il massimo per qualsiasi All Black. Noi guardiamo avanti.
Forte, veloce, resistente: qual è il suo segreto? " Essere in forma. Non sono il più veloce o il più forte, ma sono quasi sempre uno dei più allenati. Così posso esprimermi a velocità e intensità superiori a quelle dei miei avversari. Se gioco per 80 minuti all' 80% delle mie possibilità, con il trascorrere del tempo riesco a battere anche i più veloci e i più forti.
Sabato affrontate l'Italia. Cosa manca agli azzurri per entrare tra i grandi del rugby? "L'abitudine alla vittoria. Sono rimasto impressionato dalla prova contro di noi, in giugno a Christchurch. Ci hanno impedito di giocare come avremmo voluto. Sarebbe sbagliato prenderli sottogamba " .
Ce n'è qualcuno che ammira? "i fratelli Bergamasco hanno esperienza e qualità. E ad un avversario come Parisse, che è stato in " nomination" quale giocatore del 2008, devi sempre riservare un occhio di riguardo. Il nostro rispetto per l'Italia è assoluto " .
Ci racconti l'uomo McCaw. " Il mio motto è: " La vita è un viaggio, non un punto d'arrivo". Il che significa esprimere il 100% in campo ma non limitarsi al rugby e godersi al massimo anche la vita. Gli amici e la famiglia sono importanti ed io gli dedico tutto il tempo che posso. Poi mi piace pilotare aeroplani ed alianti. Mio nonno dopo la guerra fondò una scuola di aviazione. Io ho la licenza di pilota, ma preferisco il volo a vela. A motore è banale, come guidare una macchina. Il volo libero è una sfida continua. Non sai mai cosa può accadere " .
Che traguardi si è posto, da rugbista e da uomo? " Quando smetterò di giocare vorrei voltarmi e poter dire di aver fatto tutto ciò che potevo. Non mi basta essere un All Black, voglio essere un grande All Black. Poi curerò le mie passioni e cercherò un punto di equilibrio fra le tre cose che contano nella vita: lavoro, divertimento e famiglia " .
di Francesco Volpe
Corriere dello Sport Martedì 10 Novembre 2009
Corriere dello Sport Martedì 10 Novembre 2009
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