Al Cube di Pechino tifo e pronostici erano tutti per lui. Per
Michael Phelps e il suo fantastico tentativo di superare il bottino record di sette medaglie d'oro stabilito da Mark Spitz ai Giochi di Monaco '72. Il 14 agosto lo statunitense di Baltimora si presentò in piscina che aveva già vinto tre titoli. Una giornata importante con le finali dei 200 farfalla e la 4x200. Ancora due vittorie avrebbero significato una seria ipoteca al raggiungimento dell'obiettivo otto ori. Nella finale dei 200 però aveva un avversario temibile, l'unico in grado di infrangere il suo sogno, l'ungherese Laszlo Cseh. Ma Phelps non aveva messo in conto che, oltre a Laszlo, avrebbe dovuto battersi anche contro un banale imprevisto. In acqua i suoi occhialini si sono a poco a poco riempiti d'acqua. All'ultima virata, con l'ungherese ancora incollato all sua scia, Phelps non vedeva più nulla davanti a sé.
" Era come nuotare nel buio e all'ultima virata non vedevo più il muro "
, dirà dopo. Ma è stato a quel punto che ha avuto l'intuizione di strapparli via e salvare il quarto oro.
f.fa.
Nessun commento:
Posta un commento