mercoledì 10 febbraio 2010

Un uomo solo è al co­mando, la sua maglia è biancocele­ste, il suo nome è Fausto Coppi

fausto coppiQuando Coppi vinceva - e acca­deva spesso - l'Italia si ferma­va. Fortissimo su tutti i terreni, strada e pista, particolarmente do­tato anche per le prove a cronome­tro, Coppi non dava scampo agli av­versari. A voler essere pignoli, ma molto molto pignoli, non gradiva gli arrivi in volata. Meglio soli: andare in fuga esaltava lui e l'immagina­zione di chi veniva rapito dalle cro­nache della radio.
Nel 1940 Fausto Coppi vinse il Gi­ro d'Italia al suo debutto: non aveva ancora ventun anni, fu il vincitore più giovane 20 anni, 8 mesi e 25 giorni: sono passati quasi settan­t'anni e nessuno lo ha battuto. Non era partito per vincerlo, quel Giro: era partito per imparare dal suo ca­pitano Gino Bartali, nato cinque an­ni prima di lui. Tra l'altro Coppi sta­va svolgendo il servizio militare: gli avevano dato un congedo speciale per correre il Giro. Il 29 maggio vince, ovviamente per distacco, l'11ª tappa, Firenze-Modena andan­dosene tutto solo sull'Abetone e sot­to il diluvio: dà 3 minuti e 45 secon­di a Bizzi con Bartali terzo e in pre­da a un giorno di crisi nera. Indos­sa la maglia rosa e non la mollerà più per le restanti nove tappe fino a Milano.
Il 10 giugno l'Italia entra in guer­ra ma Coppi, militare di leva, rie­sce a non fermarsi. Il 7 novembre 1942 stabilisce il record dell'ora sulla pista del Vigorelli in un clima allucinante: Milano è a rischio bom­bardamenti, lui ha potuto sostenere pochi allenamenti dietro moto, per­ché il carburante è razionato, i suoi tifosi fremono per assistere all'impre­sa ma vengono in­gannati: agli orga­nizzatori viene im­posto di comunica­re un orario falso per evitare l'assem­bramento della fol­la e lui stabilisce il record con le tribune praticamente vuote. 45,871 metri, appena 31 più di Archambaud. Per poco ma è re­cord.
La guerra non guarda in faccia a nessuno: il 17 novembre Coppi si deve imbarcare e va in fanteria in Africa. Fatto prigioniero dagli in­glesi, riesce a tornare in Italia nel 1945 e giunge a Roma. La voce che Coppi sia nella Capitale giunge pro­prio al nostro giornale. Il "Corriere dello Sport" lo trova e il 9 aprile del 1945 Coppi partecipa a una esibi­zione al Velodromo Appio su una bicicletta fornita da un artigiano ro­mano: Nulli. Coppi è tornato Coppi: dopo Ro­ma vincerà Giri e Tour; la Milano­Sanremo; i giri di Lombardia, del­l'Emilia, della Romagna e del Ve­neto; la Freccia Vallone del '50 due settimane dopo aver vinto la Parigi­Roubaix: quando seppero che avrebbe corso lui, in 112 non partirono neppure.
Nel '46 vince la Milano-Sanremo: pronti via e subito in fuga. A Pavia il suo plotoncino ha 6 minuti di vantaggio; sul Turchino gli sta a ruota solo Teisseire; a Sanremo dà 14 minuti al francese e 18 e mez­zo al gruppo con Bartali. Comincia la rivalità tra i due e dalla radio si sente:
" Primo classificato Coppi, in attesa del secondo, trasmettiamo musica da ballo ."
La musica di Coppi è una sola: primo a trionfare sulla prima scala­ta all'Alpe d'Huez, nel Tour del 1952. Primo a centrare la doppietta Giro-Tour nello stesso anno. Primo dappertutto: gli mancava solo la maglia di campione del mondo, riu­scì a sfatare il sortilegio a 34 anni vincendo a Lugano nel '53.
Selezionare le sue imprese è cosa impossibile: qui ci piace ricordare la vittoria alla Cuneo-Pinerolo di cinquant'anni fa. Era il 1949, 32° Gi­ro d'Italia, 4° del dopoguerra: è il 10 giugno, terz'ultima tappa. Ci sono da scalare cinque salite: sulla pri­ma, Colle della Maddalena (per i francesi Col de Larche) Coppi è già solo: in fuga. Prima del via il diret­tore sportivo Tragella andò da Fau­sto e gli chiese quali cibi dovesse dare ai suoi gregari. La risposta di Coppi?
" Pane, salame e... lanterni­no."
Cioè: aveva in testa di attacca­re e di infliggere un distacco tale che gli altri, gregari suoi compresi, sarebbero arrivati con il buio.
Dopo il Colle della Maddalena, il Vars, l'Izoard, il Monginevro e il Sé­strieres: cinque colli, 254 chilome­tri totali, Coppi li fece diventare una cronometro. A Pinerolo, il 2°, anco­ra Bartali, arrivò a 11 minuti e 52 secondi; terzo Alfredo Martini, uni­co vivente, 89 anni.
Fu proprio in questa tappa che Mario Ferretti, cominciò la radio­cronaca così:
" Un uomo solo è al co­mando, la sua maglia è biancocele­ste, il suo nome è Fausto Coppi ."
di Nando Aruffo
Corriere dello Sport Mercoledì 23 Dicembre 2009

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