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lunedì 16 novembre 2009

Alonso ... E poi il Kaiser chinò la testa


Lo spagnolo esordì con la Minardi, ma fu subito lite per averlo Due titoli di fila e Schumacher capì che era meglio smettere
Non si è mai abituato a sentirsi dif­ferente, però ha imparato ben presto ad accettare che gli altri lo considerassero tale. Alonso è sempre stato il più giovane ad arrivare da qualche parte, il primo a vincere qualcosa, e proprio per questo i com­pagni di guida lo chiamavano Nano, così piccolo e così secchione e così avido di prendersi tutto. Lui comun­que non si è mai fatto un complesso del pensiero altrui e ha continuato a lasciarsi trascinare dalla sua innega­bile bravura come se la considerasse un destino. La Formula 3000 allora era la prova d'in­gresso all'automo­bilismo grande e lui la scavalcò quasi senza guardarla, una vittoria a Spa e fu tutto.
Tanto il destino lo aveva già preso per la collottola e tra­scinato dove gli piaceva. La Ferrari lo aveva messo sotto sorveglianza, ma come sempre accadeva in questi casi arrivò prima Gian Carlo Minar­di con la sua squadretta vivace fatta apposta per scommettere sui giovani.

Quell'episodio del 13 settembre 2000 è talmente famoso da annac­quarsi nell'aneddotica, Fernando che insieme con altri ragazzini eccitati scopre la Formula 1, Rubens Barri­chello che è lì ad allenarsi con la Fer­rari e li saluta bonario prima di met­tersi a lavorare, Alonso che dà un'oc­chiata a dove frena il brasiliano e lo imita. Il capo del team Cesare Fiorio lo richiama urlando ai box e lui perples­so gli chiede dove abbia sbagliato. Sei impazzito? Continua a gridare Fiorio, se appena cominci vai così forte finirai per fare del male a te, e possono essere affari tuoi, e al­la macchina, e quelli sono affari miei. Alonso replica di avere percor­so un paio di giri in tutta tranquillità e Fiorio capisce di essersi imbattuto in qualcosa di mai visto.
Al termine della giornata Fernan­do si è assicurato il debutto in For­mula 1 per l'anno successivo, la Mi­nardi i diritti sulle sue prestazioni per i successivi dieci campionati e la Ferrari la soluzione di un problema, perché, pensano a Maranello, abbia­mo trovato qualcuno che allevi il pu­po per noi. Ma Flavio Briatore ha ap­pena messo i piedi in Renault che in­tuisce il potenziale gigante nascosto nel Nano. Todt ten­ta l'anticipo, dialo­ga con Alonso, però quando giunge il momento di firma­re il contratto lo spagnolo non si presenta.
Il capo di Maranello non lo dimenticherà mai più e l'attrazione fatale tra Fernando e Ferrari resta sospesa per anni co­me un amore di guerra.
Alonso per il 2002 si adatta a col­laudatore delle macchine di Jenson Button. Nel 2003 torna il Nano, il dif­ferente, il secchione, il più giovane di sempre a fare qualsiasi cosa, in Malesia la pole, in Ungheria la vitto­ria, roba che nessuno spagnolo aveva mai raggiunto; e nel mezzo, a Barcel­lona, innesca la frenesia collettiva di un Paese inseguendo per tutta la ga­ra Michael Schumacher. Dire che si rovina la vita sarebbe sciocco: però attraversa un check- point senza ri­torno. Afferma di non riuscire più a sostenere gli assedi di tifosi e gior­nalisti spagnoli e si rifugia prima in Inghilterra e poi in Svizzera.

La fine di un'epoca e' il periodo del dubbio e del di­sincanto. Nel 2004 soffre Trul­li, peraltro senza particolari attriti personali, e Trulli prima della fine della stagione deve passare alla To­yota. Nel 2005 gli danno Fisichella, veloce ed esperto ma, pensano, sazio. Giancarlo vince la prima gara in Au­stralia e Alonso è terzo, poi il roma­no tra guasti e inconvenienti bizzar­ri perde di vista il compagno. Già al­la seconda gara, in Malesia, Alonso è uscito dalla sua crisi di crescita. Chiude l'anno con sette vittorie e il ti­tolo mondiale, annienta la lunga si­gnoria di Michael Schumacher di­ventando eroe ultranazionale, simbo­lo del riscatto di una generazione.
Schumacher lo guarda, lo incrocia, lo insegue e ne viene inseguito e ca­pisce che il suo tempo è passato. Nel 2006 a Monza il Kaiser dichiara chiu­sa la sua carriera. Al suo posto in Ferrari non arriva Alonso, tagliato fuori dai rancori di Todt, bensì Raik­konen. Fernando, sin a quel momen­to circondato da un'aureola di giova­nile santità, diventa l'uomo sotto i ri­flettori e alla luce violenta l'aureola scompare.

I lati oscuri di Alonso cominciano a emergere, semplici ombre malinco­niche all'apparenza, il giorno stesso del primo Mondiale. Ho raggiunto l'obiettivo, dice, ora devo inventar­mene altri. Non sono solo parole. Il Mondiale 2006 è appena cominciato e già si sa con certezza che Alonso l'anno successivo correrà per la McLaren. Perché quella è la pietra angolare della Formula 1, spiega, mentre con la Renault non sai mai se venga o vada, resti e in che misura.

Vince il secondo titolo, battendo Schumacher come l'anno prima aveva battuto Raikkonen, prova la McLaren per una giornata e in una relazione di quattro pagine illustra ai tecnici come rifare la macchina, con­sigli graditi, e al capo Ron Dennis co­me gestire meglio la squadra, consi­gli sgraditi.
Gli mettono vicino Hamilton e gli sta bene: lo vede come un allievo. Ma l'allievo ascolta poco, se vogliamo ha anche poco da imparare, e inglese com'è affascina la squadra. A Monte­carlo con aria saggia e affranta com­muove i connazionali, che affermano convinti: gli hanno rubato la corsa per regalarla ad Alonso. A Indiana­polis è Fernando a recriminare su una precedenza negata. A Budapest in qualificazione il dispetto è reci­proco: rozzo quello di Hamilton, che non rientra ai box quando stabilito dagli accordi, crudele quello di Alon­so, che prolunga la sua sosta ai box inchiodando il compagno quei cinque secondi sufficienti a impedirgli l'ul­timo giro veloce.

Fernando viene pe­nalizzato e prima della gara grida a Ron Dennis: mi vuole la Bmw, scio­glimi dal contratto. La risposta è no. Ma nel frattempo è esplosa la spy story, c'è una talpa a Maranello che scava e consegna quanto ha scavato alla squadra rivale. Hamilton, ange­lico, giura di non saperne nulla. Alonso, diabolico, sa e parla. La sua vendetta si completa in Brasile, quando inchioda gli occhi roventi su Hamilton, lo irretisce, lo spinge a sbagliare. Lewis perde il titolo per un punto e sul podio il sorriso più ampio non è quello del nuovo campione Raikkonen, bensì quello di Alonso.

Il quale poi torna alla Renault e aspetta due anni che il vento cam­bi, che Todt se ne vada, che alla Fer­rari si apra uno spazio. E quasi si brucia, sfiorato appena dallo scanda­lo dell'incidente volontario di Nelsin­ho Piquet che gli regala la vittoria nel 2008 a Singapore. Stavolta è lui a giurare di non sapere nulla, salva il suo passaggio alla Ferrari dove ades­so lo aspettano come aspettano Mas­sa, probabilmente un po' di più. Per­ché Massa è il presente e lui il doma­ni, l'uomo della promessa, l'erede di Schumacher e il suo esorcista, una dose di placido realismo dopo l'in­quietante candore di Raikkonen.

Corriere dello Sport
Venerdì 9 Ottobre 2009

martedì 3 novembre 2009

Fer­nando Alonso: forse non sapete che ...

la Moglie
Raquel del Rosario Macìas, 26 anni, nata a Gran Canaria, è cantante e autrice del gruppo spagnolo pop-celtico El Sueño de Morfeo, composto anche da David Feito e Juan Luis Suàrez. Ha incontrato Alonso a uno show dell'emittente radiofonica Cade­na Ser.

L'auto
Ha usato a lungo una Renault Clio v6 2000. Sta ancora decidendo con quale Fer­rari stradale sostituirla.

Gli Sport
Dalla pallavolo allo sci, dall'alpinismo al body building, ma la sua vera passione è il ciclismo. Con un suo amico rallista dallo stesso cognome, Alonso, faceva a gara sul­le grandi salite della Vuelta.

il Calcio
Seconda punta molto agile, nel calcio è stato trascinato da Michael Schumacher. Fin da piccolo tuttavia è stato un tifoso del Real Madrid. Il suo modello di sempre: Zi­nédine Zidane.

la Corsa
11'4 è il suo tempo sui 100 metri piani. Sui 400 è accreditato di un non disprezzabile 57'.

i Battiti
38/45 battiti al minuto è la forbice in cui si situa il suo ritmo cardiaco a riposo, contro i 60/70 di una persona normale sana. Re­cupera dopo uno sforzo da 220 battiti a 100 in meno di 60'.

la Paura
Ha paura di una sola cosa: non che il cie­lo gli cada sulla testa, come gli irriducibi­li galli di Asterix, bensì dei ragni.

le Imitazioni
Gli piace imitare personaggi della Formu­la 1 e uomini politici: imperdibile l'inter­pretazione dell'ex premier Aznar. Le sue specialità sono però i piccoli giochi di pre­stigio, con i quali organizza veri e propri spettacoli per i figli di amici e conoscenti.
Corriere dello Sport Mercoledì 7 Ottobre 2009

giovedì 22 ottobre 2009

Fernando Alonso sarà il nuovo Schu­macher?

Fernando Alonso, è lei il nuovo Schu­macher?
"Cominciamo bene con le aspettative. Sarà difficile vincere quanto lui, io pe­rò voglio provarci. Significherebbe fare la storia. Di sicuro vado nella migliore squadra possibile. L'unica che valga più dei piloti che schiera.
Quella per la quale ogni pilota sogna di guidare una volta o l'altra."
Lei compreso.
"Me compreso. E ades­so che ci sono arrivato sono pronto per la sfida."
La sfida per il titolo mon­diale?
"Vado alla Ferrari per questo. Il cam­pionato 2009 è stato strambo, suppongo irripetibile. La Ferrari e la McLaren re­stano le squadre migliori e credo saran­no loro, saremo noi a batterci per il tito­lo nella prossima stagione."
Ammesso che sia d'accordo Felipe Mas- sa.
"Prima torna e più facile sarà per me ambientarmi. Avere una macchina for­te è il sistema migliore per non avere problemi all'inizio. Lui e Fisichella sono una garanzia per lo sviluppo. Massa è in squadra da tanti anni, questo per lui può rappresentare un van­taggio ."
Che fa, si prepara un alibi?
"Ma no, voglio solo di­re che è compito mio in­tegrarmi e dare il mas­simo prima possibile."
Una squadra tutta lati­na: c'è il rischio di un po' di confusione?
"Non vedo perché. E non capisco per quale motivo dovrei portarmi dietro tecnici dalla Renault, come ho letto da qualche parte. Alla Ferrari trovo forse i più bravi di tutta la Formula 1. Con Fe­lipe i rapporti sono ottimi, Giancarlo è uno dei miei più cari amici."
e i tifosi a prima vista sono entusiasti.
"Anch'io. Ho corso tanto in Italia con il kart, parlo la lingua, sono sempre sta­to trattato come uno di casa. Comunque la Ferrari non è solo Italia: dovunque vai trovi fan della scuderia e gente di tutte le razze col cappel­lo rosso in testa."
Quando ha firmato il contratto?
"Dico la verità: questa settimana. Avevo già un accordo per andare alla Ferrari nel 2011 e ne ero eccitatissimo. Poi è ac­caduto qualcosa e abbia­mo potuto anticipare, con mia grande gioia."
e' accaduto che cosa?
"Non ne ho idea. Chiedetelo al team."
Provvederemo. Lei che cosa porta in dote?
"La mie capacità di indirizzare i tec­nici, la mia esperienza, la mia dedizio­ne per 365 giorni all'anno. Oh, per tre anni più opzioni varie. Ma chi se ne va più di qui? Oltre la Ferrari non c'è nien­te ."
e alla Renault chi arriva?
"Non lo so, ma io consiglierei il mio amico Kubica. Auguro ogni bene alla mia squa­dra, però lo ammetto: queste ultime settimane di campionato saranno lunghe, non vedo l'ora di cominciare a lavorare con la Ferrari."
Sente il bisogno di rin­graziare qualcuno?
"Molta gente, in particolare il presi­dente Montezemolo."
Ha parlato con Briatore?
"Un paio di volte negli ultimi giorni. É contento per me."
Pensavamo fosse arrabbiato per la fac­cenda della Renault.
"Era in spiaggia, non poteva essere molto arrabbiato"
Lei si sente il pilota più bravo del mon­do?
"é impossibile decidere a priori che uno è meglio di un altro. Io so che ho di­mostrato di essere veloce anche con macchine modeste. E la Ferrari ha sempre di­mostrato di saper co­struire monoposto da vertice. Messi insieme, dovremmo trovarci be­ne ."
e vincere subito il Mon­diale.
"Lo spero, però non mi sento di prometterlo. In Formula 1 le variabili sono troppe. Naturalmente avere una Ferrari ti mette in una posi­zione particolarmente favorevole."
Lei ha già due titoli. Che cosa può dar­le la Ferrari di più?
"Anche Schumacher aveva vinto due titoli quando è arrivato. Il prossimo an­no potrò dire: ho nel mio curriculum po­le, gran premi, campionati e anche la Ferrari."
Se Raikkonen andasse alla McLaren, con Hamilton formerebbe una coppia che fa paura.
"Chiunque vada alla McLaren, con me e Mas­sa la nostra formazione resta la più forte, ne sono convinto."
Era stato vicino alla Fer­rari alcuni anni fa. Jean Todt sostiene che lei non abbia mantenuto la pa­rola. Qual è la sua ver­sione?
"Non mi interessa parlare né di Todt né del passato. Penso che questo sia il momento migliore per il salto. Allora avevo 21, 22 anni, probabilmente non ero abbastanza maturo. Ora ho l'età giu­sta e la pelle dura."
Corriere dello Sport Venerdì 2 Ottobre 2009

sabato 29 novembre 2008

Fernando Alonso: in F1 almeno fino al terzo titolo

"Sono più o meno convinto che se non vinco un altro titolo non lascio la F1."
E ancora:
"Nel 2009 potrò lottare per il titolo."
Fernando Alonso avverte Ferrari e McLaren: il pilota della Renault vuole tornare a vincere ancora, e vuole farlo presto.
Lo spagnolo è stato intervistato dall'emittente radiofonica Cadena Ser, durante una trasmissione andata in onda dal campus dell'ateneo di Madrid 'Universidad Alfonso X El Sabio'.
Lottare Per il Titolo - Davanti a circa 2.000 studenti ha parlato del recente passato, della rivalità con Lewis Hamilton, del futuro (in Ferrari) e delle sue prospettive.

"Sono più o meno convinto che non lascerò la f1 senza essere di nuovo campione del mondo - ha detto - e credo che il prossimo anno potrò lottare per il titolo.
Il 20 gennaio proverò la nuova monoposto anche se poi i risultati dei test della nuova R29 dipenderanno da molti fattori."
Rivalità Con Hamilton - Riguardo la rivalità con il neo campione del mondo Lewis Hamilton ha poi spiegato che
"non è così terribile come dicono in Spagna e Inghilterra.
Gli ho fatto i complimenti, come lo scorso anno avevo fatto con Raikkonen. Gli ho detto di approfittarne, mi ha ringraziato. È tutto. Ma non ho sensazioni particolari per il fatto che sia diventato campione del mondo. Il mio favorito era Kimi (Raikkonen, ndr)."
Alcol Test e Futuro in Ferrari - Alonso è stato anche protagonista di un simpatico siparietto. La polizia municipale di Villanueva de la Canada, la località di Madrid dove si trova l'Università, lo ha sottoposto in diretta al primo 'alcol test' della sua vita.
Eloquente il risultato: 0,0 g/l. Sul possibile passaggio in Ferrari, che in Spagna danno per vicinissimo nel 2010 (questa volta lo scrive As) ha preferito glissare:
"Non sarebbe una risposta corretta a questa domanda se rispondessi subito."