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domenica 25 gennaio 2009

Del Piero in un'intervista di due anni fa da rileggere oggi

Uno sguardo all'estate di due anni fa, adesso che certe sentenze cominciano a fare un minimo di chiarezza è ancora più interessante rileggere queste parole.

Un'estate incredibile, fra la Coppa del mondo e la retrocessione. Ma a Del Piero non è mai mancata la serenità. Tutto merito di alcune persone... C'è una qualità che bisogna riconoscere ad Alessandro Del Piero: quella di saper trasformare il normale in straordinario, e viceversa.
Affidato ai suoi piedi, un comunissimo pallone può disegnare traiettorie dall'effetto artistico (vedi tanti calci di punizione che sono finiti diritti nella cineteca del calcio).
Non a caso uno che se ne intendeva, l'Avvocato, lo battezzò "Pinturicchio". Eppure questo stesso pittore del pallone riesce a farci sembrare naturale una carriera che di naturale ha ben poco: oltre 500 partite con la Juventus, terzo cannoniere di sempre della storia bianconera, cinque (o sette?) scudetti vinti, coppe, Nazionale, Mondiali...
C'è uno stile in questo ragazzo, 32 anni trascorsi fra il Veneto e Torino, un segreto che gli consente di essere sempre sé stesso, nella buona e nella cattiva sorte, in quegli alti e bassi così violenti e repentini in un mondo sovraesposto come quello del calcio.
E questo stile, questo segreto, emerge con chiarezza dalla lettura di 10 + Il mio mondo in un numero, il libro che Mondadori manda in libreria in questi giorni.
Del Piero, non possiamo non partire dai tragici fatti di Catania...
"Ci vorrebbero, non uno, ma dieci libri per affrontare un argomento così complesso. Certo, nella stagione in cui l'Italia è diventata campione del mondo, ritrovarsi, ancora una volta, a dover piangere la perdita di una vita umana è inconcepibile.
Si sono dette tante cose in questi giorni... Quello che io sento, e in maniera drammatica, è l'abisso fra quei fatti e il calcio, il mio calcio, che è gioia, passione, sacrificio, impegno.
E l'unica cosa che mi sento di raccomandare è proprio questa: tutti devono fare la propria parte, a qualsiasi livello, a partire da me stesso."
In quale modo?
"Noi calciatori con il nostro atteggiamento in campo, che dovrebbe suggerire solo sportività e fair play; le istituzioni e i mezzi di comunicazione, che dovrebbero trovare risposte efficaci, affinché episodi del genere non accadano più."
Veniamo al tuo libro: come è nata l'idea di scriverlo?
"Non è un'autobiografia, ma la fotografia di un momento particolare della mia vita, culminato nella scorsa estate in due eventi incredibili, anche se di segno opposto: la vittoria ai Mondiali in Germania e la retrocessione della Juventus in Serie B."
Citi tanti episodi, difficili, come l'infortunio, e felici, come le vittorie. In che modo sei riuscito a mantenere un equilibrio e a non perderti?
"Credo che dipenda anzitutto dal carattere e poi dalla famiglia in cui sei cresciuto e dall'educazione che ti ha dato.
Contano molto le persone che ti stanno attorno, nel lavoro e in famiglia. Nel mio caso è decisivo il rapporto che ho con il mio club e con mia moglie Sonia. In fondo, il comportamento di un calciatore in campo non è altro che lo specchio di quello che è nella vita: se una persona è serena, è difficile che quando gioca diventi aggressiva o esagitata."
La famiglia è un motivo ricorrente del tuo libro, la citi molto spesso...
"Sono le persone con le quali trascorro il mio tempo. Sicuramente ho fatto la fortuna delle compagnie telefoniche! Mio fratello e mia madre abitano nel Veneto, e siccome siamo molto legati ci telefoniamo di frequente.
Sono complici e responsabili della mia vita, per questo mi viene spontaneo parlare di loro."
Si dice che oggi nel calcio non esistono più bandiere, ma tu fai eccezione: perché sei sempre rimasto alla Juve?
"Ci siamo scambiati molti favori, le vittorie hanno fatto morale, ho sempre avuto un forte legame con i colleghi con cui ho lavorato...
Nel frattempo, a Torino ho conosciuto la ragazza che è diventata la mia fidanzata e poi mia moglie, ho fatto amicizie.
E sono juventino da sempre e la Juve resta la squadra dei sogni."
Anche in Serie b?
"Non è stato facile mettere da parte l'orgoglio dopo 13-14 anni ai massimi livelli, vincendo tutto il possibile.
Infatti, alcuni compagni hanno fatto una scelta diversa, che rispetto. Ho dovuto riflettere, sono rimasto perché avevo altre motivazioni, e ora mi considero soddisfatto."
Il calcio si è realmente rinnovato dopo il terremoto dell'anno scorso?
"In generale direi di no. Ci sono troppe questioni rimaste sospese, e non mi riferisco solo a quello che è venuto fuori la scorsa estate.
Il fatto è che le società si lavano le mani l'una con l'altra. Andrebbero affrontati di petto molti problemi, sia economici sia relativi alla sicurezza e al rapporto con le tifoserie, come purtroppo si è visto a Catania."
Esistono amicizie vere nel calcio?
"sì: ho amici dai tempi in cui giocavo nel Padova, come Angelo Di Livio. Non è facile mantenerle, perché il lavoro spesso ci porta a vivere in città diverse, ma nell'amicizia la qualità dei rapporti conta più della quantità, conta l'essere presenti nel momento del bisogno."
Come è stato con Pessotto, quando con Zambrotta, Cannavaro e Ferrara avete lasciato il ritiro ai Mondiali per andarlo a salutare...
"Magari visto dall'esterno è sembrato un bel gesto, per noi è stato ovvio, naturale. Sapevamo che in quel momento, a causa delle sue condizioni di salute, non avremmo potuto fare molto, ma eravamo convinti che fosse importante essere lì e siamo sicuri che la nostra presenza gli abbia trasmesso energia."
Nel libro stili molte classifiche, non quella degli allenatori...
"Non per dimenticanza... Mi sono trovato bene con tutti, davvero, tranne che con l'ultimo (Capello, ndr.)."
Da sei anni sei impegnato con l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro: perché lo fai?
"È importante usare bene la propria notorietà. Poi, ciascuno si lega con più passione e convinzione a certi progetti in base all'esperienza personale: nel mio caso, la morte di mio padre."
Come ti immagini fra 10 anni?
"Cosa farò da grande... Una volta smesso di giocare, realizzerò un sogno: andare a vivere per un po' a Los Angeles, una città che mi ha sempre affascinato.
Mi piacerebbe avere dei figli, e molti mi dicono che questo ti cambia la vita e modifica i progetti...
Vedremo: per il momento ho voglia di giocare, mi sento giovane."

sabato 3 gennaio 2009

Come Alex nessuno mai

Come Alex nessuno mai.
Nell'elenco degli uomini che hanno fatto la storia della Juventus a Del Piero spetterà un posto di primo piano, accanto a icone come Giampiero Boniperti e Gaetano Scirea.
I suoi record sono incredibili e qui di seguito li riportiamo tutti.
Per la felicità dei tifosi bianconeri.

581 Presenze
È il primo in assoluto.
Dietro di lui ci sono Scirea (552) e Furino (528), ma bisogna considerare che negli anni '70 e '80 si giocava molto meno frequentemente.
Tra gli juventini in attività il secondo è Pavel Nedved con 305 presenze totali.

252 Gol
È il primo in assoluto anche in questo caso.
E lo è di gran lunga, avendo distanziato Boniperti, che si è fermato a quota 179, Bettega (178), Sivori (167) e, tra i giocatori in attività, Trezeguet (160).

85 Match di Champions
Nessuno juventino ha giocato tante partite nella massima competizione europea.
Anche in questo caso, bisogna dire che la formula della Champions prevede la disputa di molti più match rispetto alla vecchia Coppa Campioni, ma 85 gare, che diventano 88 se si considerano anche i tre preliminari disputati da Alex, sono comunque un'infinità.
In più, Del Piero ha messo a segno 41 gol (più 2 nei preliminari).

52 Rigori Segnati
Altro record di Del Piero è quello dei rigori segnati.
In "classifica" dietro di lui ci sono Baggio con 38, Orsi con 19 e Platini con 18.
In totale, Alex è andato sul dischetto 65 volte: 13, dunque, quelli da lui falliti.

17 Titoli Conquistati
Impressionante la bacheca personale di Del Piero.
Con la Juve ha conquistato 7 scudetti, 1 Coppa Italia, 4 Supercoppe italiane, 1 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Supercoppa europea, 1 Coppa Intertoto, 1 campionato di serie b (ma di quest'ultimo trofeo probabilmente Alex avrebbe fatto volentieri a meno, come tutti i tifosi bianconeri).
Se a tutti questi titoli ci aggiungiamo quello di campione del mondo in azzurro, ne esce il quadro di una carriera che ha pochi uguali non solo nella storia della Juve ma di tutto il calcio italiano.

0 Competizioni Senza Fare Gol
Lo 0 in una classifica di solito sta a indicare una brutta prestazione.
In questo caso, però, è vero il contrario.
Perché qui lo 0 sta a indicare che Del Piero è andato a segno in tutte le competizioni cui ha preso parte.
Anche nella partita secca dell'ormai scomparsa Coppa Intercontinentale Alex ha lasciato la sua impronta, con il gol che ha regalato il titolo alla Juve contro il River Plate nel 1996.

Tutto Sport Lunedì 29 Dicembre 2008

sabato 27 dicembre 2008

Del Piero un 2008 straordinario

Del Piero, per lei si chiude un anno straordinario fatto di successi personali e di riscossa juventina, di grandi colpi e di una popolarità forse mai così riconosciuta.
Partiamo dal suo inchino al pubblico del Bernabeu che l'applaude, in piedi, mentre lascia il campo contro il Real Madrid?
"sì. Quella è la fotografia del mio 2008, l'episodio più emozionante e significativo, la risposta a una partita eccezionale.
E siccome è un omaggio che hanno riservato a pochi e grandissimi calciatori me lo terrò stretto per tutta la vita."
Negli ultimi anni le era un po' mancato un riconoscimento internazionale.
"Questo è un significato che si è voluto dare in Italia. Ma la realtà non è questa. L'applauso del "Bernabeu" non doveva ricompensarmi di nulla."
Dopo 15 anni in cui l'hanno amata soltanto gli juventini, all'improvviso piace quasi a tutti. Cosa è successo?
"Credo che si sia visto l'impegno e anche l'amore che ho dimostrato nei momenti difficili e in certe scelte.
Questo non paga subito ma con il tempo la gente mi ha apprezzato e mi hanno aiutato anche questi anni magnifici: due volte capocannoniere, certi gol che accendono la fantasia."
Ad esempio il "serial" delle punizioni?
"Appunto. Quando in tanti pensano "questa volta non ce la fa" e tu ce la fai di nuovo hai risposto a un'attesa e fai colpo."
Perché segna di più in una Juve che vale meno di altre nel passato?
"Non lo so. Più o meno il gioco è lo stesso e il mio ruolo è quello, da seconda punta. Anzi a volte mi allontano più di prima dalla porta. Evidentemente gli anni affinano. Ognuno che passa sono centinaia di colpi in più che ho provato in allenamento e studiato al video."
Al video?
"Uno dei segreti di un calciatore moderno è sfruttare le immagini: è il vantaggio che abbiamo sugli attaccanti di una volta."
Quanto tempo vi dedica?
"Non molto ma con qualità. Ho i giorni fissi in cui mi chiudo per qualche ora in casa e guardo i filmati dell'avversario. Di solito il venerdì e il sabato, se gioco la domenica. E studio anche le partite della Juve per ripassare i movimenti. Nello scorso campionato ho fatto 4 o 5 gol sempre con lo stesso schema sul passaggio di Zanetti: due con la Roma, a Bergamo, a Livorno."
Probabilmente lo faceva anche prima ma i risultati non erano così straordinari. Cosa c'è di più adesso?
"In questi ultimi anni sono riuscito a stare bene fisicamente. Ho seguito una preparazione specifica e ho raggiunto una continuità, non ci sono stati gli alti e bassi di forma e di salute."
Non è che aveva ragione Capello, a dire che la faceva giocare poco per allungarle la carriera?
"Qualcuno lo pensa. Ma qualcun altro può obiettare che se sto così a 34 anni, giocando molto, figurarsi cosa potevo fare quando ne avevo quattro di meno."
Le rimane qualche ruggine di quel periodo?
"Ho rimosso tutto. Le cose viaggiano a modo loro, l'importante è che alla fine si sistemino."
Non ritirarsi a una certa età è la sindrome di Peter Pan, il non voler diventare adulti?
"Se esiste questa sindrome io non ne soffro: sono convinto che non essere più calciatore sarà diverso però non ne ho paura.
Verrà il momento di smettere anche per me ma non è oggi."
Cobolli Gigli disse che le lasciava la presidenza della Juve poi ha svelato che lei vuol fare l'allenatore.
Qual è la verità?
"Non credo che abbia detto proprio così. Non so che farò, non ci penso. Lei non mi vedrebbe ad allenare?."
Non le ho mai sentito alzare la voce.
"Lo faccio poco, per esperienza non credo che alzando la voce un allenatore si faccia ascoltare di più.
Deve farlo soltanto quando serve davvero."
a tirarla troppo in lungo non c'è il rischio di finire come Maldini, un fuoriclasse che oggi è coinvolto nelle critiche?
"Anche se Maldini avesse giocato gli ultimi tre anni a un livello non altissimo, non dimenticherei mai tutto quello che ha fatto.
Le grandi carriere non si rovinano e anche oggi io di Maldini, quando è in campo, mi fido."
Il Mondiale non poteva chiudere tutto in gloria?
"Sarebbe stata una bella occasione per ritirarsi, cosa avrei potuto vincere di più? Ma si smette per altre ragioni: quando non c'è più il piacere di stare in squadra o la condivisione di un progetto.
Se il metro di tutto fosse una vittoria c'è chi non dovrebbe neppure cominciare con il pallone."
e la Nazionale?
"é una porta che spero sia ancora aperta fino al 2010 ma di cui adesso è meglio non parlare."
Soltanto l'Inter davanti alla Juve. É una situazione definitiva?
"Non la penso così. Il Milan ad esempio ha subito come noi i momenti negativi degli infortuni ma è sempre in corsa."
Volevamo sapere se è definitivo che l'Inter starà davanti.
"L'Inter, rispetto a noi e al Milan, ha avuto un vantaggio: ha cambiato lo staff tecnico ma in fondo è rimasta la squadra che era negli anni scorsi con Mancini."
Ed è l'unica squadra che si è dimostrata superiore alla Juve.
"In quella partita che abbiamo perso a San Siro lo è stata."
Mancini dice che la forza dell'Inter è nella sicurezza di giocatori che hanno imparato a vincere. Un po' come succedeva alla vecchia Juve. É d'accordo?
"La fame di vittorie è un aspetto importante, non so se loro l'avvertono come capitava a noi e non mi interessa.
Se alla Juve ci occupiamo troppo dell'Inter perdiamo di vista noi stessi."
Quando voi vincevate dall'Inter arrivavano frecce avvelenate. Oggi vince l'Inter e la Juve tace. Vi hanno vietato le frecce?
"La società ha fatto una scelta molto precisa: non si parla di arbitri, non si montano polemiche. Vedo che c'è chi si lamenta come una volta ma per noi è così."
Ibrahimovic era meno decisivo nella Juve?
"Ha fatto bene anche con noi ed è cresciuto."
L'ha più sentito?
"No, come altri che sono passati di qui. Credo però che ci sia il rispetto allora come adesso."
C'è un giocatore del suo passato con cui vorrebbe giocare ancora? "Sicuramente Zidane". e chi le manca fuori dal campo?
"Per dirne uno, Di Livio. Ci eravamo conosciuti al Padova, dividevamo la camera. Per me è stato un punto di riferimento e insieme ci siamo divertiti molto."
Era anche l'epoca in cui l'Avvocato la definì Pinturicchio. A distanza di tempo, la chiamerebbe ancora così?
"Dovetti consultare l'enciclopedia per sapere chi fosse quel pittore ma l'anno scorso ho visto un suo quadro ad una mostra.
Era un quadretto e costava un milione e mezzo di euro. Non è poco."
Gli ultimi due anni sono stati complessi. Non ha mai temuto che la struttura della nuova Juve fosse inadeguata al rilancio?
"Senza la fiducia nelle capacità di lavoro degli altri non ti esprimi al massimo e non avevo dubbi che saremmo arrivati a questo punto e in questi tempi."
La Juve è un po' differente da come l'avevano pensata. Certi infortuni hanno ripescato Chiellini e Legrottaglie, che dovevano andarsene, oggi c'è un centrocampo diverso da come prospettava l'acquisto di Poulsen.
Insomma quando incide la casualità?
"Non si può pianificare tutto, ci sta che un progetto subisca delle variazioni in corsa e servono intelligenza e prontezza per adottarle.
Mi sembra un merito averlo fatto."
Paradossalmente l'equilibrio della Juve è venuto dalle assenze. Cosa succederà al ritorno di Trezeguet?
"Non disequilibrerà la squadra, è sempre successo di avere tre o quattro uomini in alternativa e non solo in attacco.
Riceveremo una spinta in più dal carattere e dalla voglia di chi ha dovuto stare fermo. Al ritorno in campo di David avremo così tanti impegni, compresa la Coppa Italia, che servirà il contributo di tutti."
La Coppa Italia è un dettaglio. La Champions è sempre il sogno?
"sì, da avvicinare a piccoli passi. Il primo è il Chelsea, molto rischioso. Però preferisco un avversario che con il suo prestigio ti obbliga a una concentrazione feroce piuttosto che incontrare lo Sporting Lisbona, che molti attorno a noi avrebbero trattato con sufficienza, quindi nel modo sbagliato."
L'impressione è che lei, come Buffon, Nedved, Camoranesi, dopo la scelta di restare in serie b vi sentiate un po' comproprietari della Juve.
É così?
"Possiedo qualche azione ma non basta per entrare nella stanza dei bottoni. Comunque quello che è accaduto ci ha avvicinato di più al mondo della Juve, ce ne sentiamo una parte."
Insomma non entrate mai nelle decisioni?
"Magari ci viene chiesto un parere, una riflessione. Succedeva anche prima. Qualche volta."
Giovinco è sincero o ruffiano quando dice che sta imparando tutto da lei?
"Non ha nessun motivo di essere ruffiano. Tra cinque anni io non ci sarò più e Giovinco sarà al mio posto: il futuro è suo come di Marchisio e De Ceglie."
i vecchi però tendono a difendere le posizioni sul lavoro. Non è che pure lei sega un po' le gambe a chi ambisce al suo posto?
"Non sono perfetto. Rosico, provo invidia. Come tutti. Tuttavia succede per altre cose della vita, questa invece è una guerra che non mi interessa. Anzi se i giovani, guardandomi, possono crescere ne sono contento. Non sono il tipo che si mette a insegnare un gesto o un colpo, come ho letto che faceva Maradona con Zola.
Però in campo parlo e consiglio. Basta ascoltarmi."
Lei è il calciatore italiano più richiesto dai pubblicitari, insieme a Gattuso. Non è strano che accada a uno che ha fatto della privacy la sua regola di vita?
"Le pubblicità le ho sempre fatte, adesso succede di più perché un conto è il personaggio di 20 anni con 3 vittorie alle spalle e un altro avere come biglietto da visita una carriera.
Mi diverto, entro nello spirito delle aziende per cui lavoro. E mi diverto anche quando mi chiamano alle "Iene" o a "Paperissima": sono il tipo che scherza, mi piace ridere.
Se ho steso sempre un velo sulla mia vita privata e non ho una moglie o una fidanzata che ha fatto la velina, non mi sembra un problema nè un impedimento."
Ma il modello del futuro non è Beckham?
"No, lui è l'eccezione. Nella sua vita sono successe molte cose, a cominciare dal matrimonio con una ragazza che stava nello spettacolo ad alto livello, che lo hanno esposto al gossip fuori dal calcio e ne hanno fatto il personaggio che è.
Ma non c'è qualcun altro come Beckham, che tralaltro è un ragazzo fantastico sotto l'aspetto emotivo e dell'impegno sul lavoro."
Soldi. Popolarità. Ma com'è che si scoprono tanti calciatori sull'orlo della depressione?
"é un mondo competitivo e per noi lo è su due livelli: c'è la competizione per emergere o mantenersi nel calcio e c'è quella che la vita di tutti i giorni ti porta ad affrontare.
Ti porti dentro tante cose e non sempre le puoi esprimere anche perché non sempre hai vicino le persone di cui fidarti.
Succede così."
e' un discorso che l'uomo della strada accetta con difficoltà.
"Perché il denaro sembra la misura di tutto e non è sempre così. Quando mio padre si ammalò, avevo i soldi e le conoscenze per chiamare i migliori medici del mondo ma non c'era niente da fare.
Anche se mi chiamavo Del Piero, ero un uomo impotente."
La Stampa
Mercoledì 24 Dicembre 2008

martedì 23 dicembre 2008

Alex Del Piero atleta dell'anno per il TG1

Alex Del Piero è l'atleta dell'anno. Secondo un sondaggio del Tg1 il capitano della Juve è lo sportivo che più di tutti ha impressionato gli italiani nel 2008.
Molto più di Valentino Rossi, stando alle percentuali: 58,30% contro 18,68%. E in questi numeri c'è lo zampino dei lettori di Tuttosport che hanno fatto volare le percentuali del capitano.

Per l'occasione Del Piero ha concesso una lunga intervista al Tg1. Ecco cosa ha detto. il Premio -
"È un bel riconoscimento, mi fa piacere che la gente, una parte importantssima del mio sport, mi ha dato questo risultato.
Sono felice di quest'anno. Valentino Rossi è uno sportivo eccezionale, ha rivinto il Mondiale. Sono felice di come sto giocando, di quello che si è creato attorno. La Quintavalle (prima tra le donne, ndr) l'ho conosciuta, l'abbiamo ospitata qui ad una partita. È una ragazza totalmente diversa da quello che riesce ad esprimere in pedana, è molto timida. Sono felice per lei, ha dimostrato di avere grandi qualità e una voglia di vincere che ha fatto la differenza"
la Champions - L'urna ha deciso che in Champions la Juve giocherà con il Chelsea. Va bene ad Alex?
"Se passiamo va bene - sorride il capitano bianconero - sennò no. Comunque agli ottavi ci sono squadre fortissime, anche le outsider sono squadre che hanno superato la fase, trovato qualità e coesione che permette di superare altre grandi.
Chiunque è forte."
il Figlio -
"La nascita di mio figlio è stato un evento eccezionale, finchè non lo provi non capisci bene la sensazione.
È indescrivibile. Mi auguro di essere un buon padre, presente, disponibile, paziente, spero che lui cresca in salute, stia bene, faccia quello che gli piace, non necessariamente il calciatore.
Se è più semplice cambiare un pannolino o calcio di punizione? Ho imparato bene a cambiare il pannolino, però sono impegni che fai in maniera diversa, li accomuna la passione: amare il figlio e il tuo lavoro."
Campioni - Del Piero, Totti, Ibrahimovic: si vince se si hanno i campioni:
"i campioni hanno bisogno di altri campioni vicino.
Se qualche compagno non ha gli stessi titoli miei sui giornali non significa che ha fatto di meno, Il loro apporto è fondamentale"
Ancora Vittorie - Ferrari ha detto:
"La vittoria più bella è quella ancora da conquistare"
, Alex cosa vuole ?
"Altre vittorie. Le parole di Ferrari sono le parole di chi ama il proprio lavoro e vuole porsi nuovi obiettivi: in questo siamo uguali"
L'azzurro e i Mondiali - Un messaggio per Lippi?
"Buon Natale. I Mondiali 2010 sono un obiettivo: mi sento partecipe di questa Nazionale"
L'inter -
"Inter imbattibile? No, ma passo leggermente superiore a noi e alle altre."
Qualità Per Continuare - Maradona ha detto: "Del Piero non invecchia mai". Come fai?
"Amo il mio lavoro, sono felice di star bene. Fino a quando certe qualità rimangono potrò continuare a giocare."
i Giovani - Ci sono tanti giovani in questa Juventus. Che ne pensi?
"Non devo pensare alla differenze di età - sorride Del Piero - Hanno umiltà e si impegnano, doti fondamentali."
Pallone D'oro - Pensi al Pallone d'Oro 2009?
"Dipende come andrà la Champions. Però perchè non pensare in grande? Bisogna ambire a grandi trofei."
Futuro - Futuro da allenatore?
"Non ne ho idea, non ci ho ancora mai pensato."
Il regista dei tuoi spot televisivi ha detto che potresti fare l'attore:
"Lo dice solo perchè mi conosce da tanti anni... Lo ringrazio. È un ambiente diverse dal mio, mi diverto, mi impegno."
Vita Privata - Tra i calciatori c'è chi difende la vita privata, come te, e chi è sempre al centro del gossip.
"Sono due modi di interpretare la vita in modi differenti, io sono felice del mio ma non critico gli altri"
Felice Dell'età - Vorresti tornare a 20 anni e ricominciare tutto daccapo?
"Certo, come no. Quello che ho fatto l'ho fatto con entusiasmo e risultati. Ma sono felice del momento che sto vivendo e della mia età."
Hai mai avuto il pensiero di smettere? "Per fortuna mai avuto".
Tutto Sport Sabato 20 Dicembre 2008

lunedì 1 dicembre 2008

250 volte Del Piero!


Sulla rete impazzano i video dedicati ad Alessandro Del Piero.
Fantastico Del Piero 250 volte in goal con lamaglia bianconera!




da Tutto Sport Lunedì 1° Dicembre 2008