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domenica 18 ottobre 2009

Raul, l'uomo dei record

Se Cristiano Ronaldo e Kakà rappresen­tano la novità, a Madrid, la continuità è simboleggiata, senza dubbio, da Raúl. Amato, mai odiato, sempre discusso, il nu­mero 7, con il suo ingresso in campo al Ma­drigal, lo stadio del Villarreal, al 22' del se­condo tempo, ha timbrato la sua presenza numero 524, in Liga, sempre con la maglia del Real. Strano a dirsi, per un ragazzo cre­sciuto nella cantera dei rivali storici del­l'Atlético.
Alle sue spalle, staccato di una lunghezza, ha lasciato Manolo Sanchís e, più indietro, il mitico Santillana, il centra­vanti che nella sua terza o quarta giovinez­za calcistica s'incrudeliva a segnare con puntualità all'Inter di Ber­gomi. Con la partita vittorio­sa contro il Villarreal, le sue gare ufficiali in blanco giun­gono a quota 707. Il record di 710, manco a dirlo ancora di Sanchís, è a un tiro di schioppo.
Ma sono molti i primati alla portata del ca­pitano delle merengues. In carriera, ha già festeggiato 224 gol in campionato. Un bacio all'anulare, in onore della bella moglie Mamen, due colpi al cuore, per i quattro figli maschi e un se­micerchio all'altezza della pancia, per la femminuccia in arrivo. Il leggendario Zar­ra, a quota 251, ora, dista solo 27 reti. Se mantiene il ritmo degli ultimi due anni, in cui ha raccolto 18 marcature a stagione, Raúl, riuscirà a far suo anche questo re­cord. I suoi numeri divengono ancora più im­pressionanti se si guarda all'Europa. L'at­taccante, infatti, con le sue 65 reti in Cham­pions, è il massimo marcatore della storia della competizione. In totale somma 318 gol con la casa Blanca, otto in più rispetto al mostro sacro Di Stefano. Le sue realizza­zioni sono andate di pari passo con le sue collezioni di titoli. Pochi possono vantare tre Coppe Campioni, due Intercontinenta­li, sei campionati, oltre alle varie Super­coppe, raccolte in patria e in continente.
Qualche rammarico proviene solo dalla sua esperienza in Nazionale. Con le furie rosse Raúl ha segnato 44 gol, ancora una volta il record assoluto, ma dopo tre Mon­diali consecutivi, tra 1998 e 2006, in cui ha sempre trovato la via della rete, si è perso il treno giusto, quello che è arrivato alla conquista dell'Europeo.
La sua avventura con la Spagna potrebbe essersi chiusa de­finitivamente, anche se con il suo estima­tore Del Bosque sulla panchina ci potreb­be essere ancora qualche speranza. Il se­greto del suo successo? Una serenità d'ani­mo soprannaturale, come si evince da un divertente aneddoto che ama raccontare il suo mentore, Jorge Valdano.
L'argentino, che nel 1994 sedeva sopra la panchina del Real, convinto dalle caterve di reti segnate nel settore giovanile, decise di aggrega­re il diciassettenne Raúl al­la prima squadra in vista della difficile trasferta di Saragazza.
Lungo il tragitto verso la Romareda, il ragaz­zo si abbandonò a un placido sonno. Alla faccia di chi sof­fre d'insonnia prima di un appuntamento importante. Serenità che ha accompa­gnato l'erede di Butragueño durante tutto il corso della carriera.
Il capitano, da qualche anno a questa parte, è stato spesso preso di mira dalla critica. Ad ogni perio­do di difficoltà della squadra madrilena, spuntano i suoi detrattori.
Tra il 2004 e il 2007, quando la sua vena realizzativa sem­brava essersi affievolita, in molti avevano richiesto la sua cessione.
Raúl finito? Pec­cato che l'orgoglioso capitano blanco abbia smentito tutti, tornando ampiamente in doppia cifra negli ultimi due campionati. Non male per un atleta chiamato ad appen­dere prematuramente le scarpe al chiodo.
Con i suoi trentadue anni, il grande capita­no ha ancora davanti almeno un paio di sta­gioni da protagonista. Le super stelle pas­sano, Raúl resta sempre. E pazienza se non è andato oltre il pallone d'argento nel 2001.
I numeri parlano chiaro. L'uomo dei record si chiama Raúl Gonzales Blanco.
di Andrea De Pauli
Corriere dello Sport Venerdì 25 Settembre 2009

martedì 10 marzo 2009

Raùl Gonzalez Blanco

15 febbraio 2009: una data storica per lo spagnolo, sempre più capitano-bandiera del suo club
e ora chiamatelo Raul Madrid
In poco più di 14 anni 309 reti segnate.
Ma Di Stefano resta nella leggenda
Raul Madrid nella leggenda.
Si rac­conta che quel giorno il tecnico Jorge Valdano si girò, strizzò l'occhio verso uno dei suoi collaboratori in panchina, guardò il ragazzino che tor­nava felice verso metà campo e pensò: questo di gol ne farà un sacco. Quel giorno, era il 5 no­vembre del 1994, Raùl Gonzalez Blanco se­gnava il primo dei suoi 309 gol targati Real Madrid.
Aveva esordi­to una settimana pri­ma. Il giorno dopo l'argentino Valdano mandò il 17enne Raul con i ragazzi delle giovanili.
" Così non ti monti la testa "
, gli disse. Oggi, quasi quindici anni dopo, Raùl è entrato nella leggenda del Real e del calcio spagnolo. L'ha fatto segnando la rete n.308 e n.309 domenica pomerig­gio, contro a Gijon contro lo Sporting e superando così un monumento come Alfredo Di Stefano, la " Saeta Rubia ", fermo per l'eternità a quota 307.
Di più: ora, con 216 gol nella Liga, è il sesto cannoniere nel­la storia del campionato spagnolo.
La Spagna lo celebra, ed è il giusto riconosci­mento per un campione unico, simbolo di una squadra, quella delle "merengues ", or­goglio di una città, Madrid, che prima ha illuso (aveva cominciato nelle gio­vanili dell'Atletico, ma il presidente Jesus Gil y Gil tagliò fondi al settore giovanile: visto cosa succede a non in­vestire sul futuro?) e poi ha portato a vincere ovunque.
Sei campionati spa­gnoli, quattro Supercoppe di Spagna, tre Champions League (competizione di cui è anche il miglior marcatore con 64 reti), due coppe In­tercontinentali, una Uefa.
Raùl è un leader ri­conosciuto da tutti, compagni e avversari, non si diventa per caso capitano del Real a 26 anni, un capopolo cari­smatico, giocatore cor­retto (solo un'espulsione e quando gio­cava nelle giovanili), sobrio nello stile di vita come tutti quelli che hanno co­nosciuto la povertà, è resistito a tutte le pieghe della cronaca, ha avuto alti e bassi, con la flessione del 2005 che ha coinciso con l'unico infortunio serio della sua carriera (menisco, cartilagi­ne e legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro), è risorto con la ti­gna degli uomini duri e oggi ha un con­tratto che lo lega al Re­al fino al 2011 ( che si rinnoverà ogni anno se scenderà in campo per almeno 30 partite) con una clausola rescissoria di 190 milioni di euro. Olè.
Da ragazzino aveva due idoli: Butragueno, " El Buitre ", altra leggenda Real, e Hu­go Sanchez, il messicano che festeg­giava facendo le capriole.
E proprio Hugo si chiama uno dei figli che la mo­glie Mamen, ex modella, gli ha regala­to.
Tra gli avversari stima più di tutti Paolo Maldini, altro totem.
Ha avuto tanti allenatori - da Del Bosque a Hid­dink - ma deve molto a chi l'ha lancia­to ( Jorge Valdano, e l'altro figlio si chiama appunto Jorge) e a chi (Fabio Capello) l'ha fatto ma­turare.
Ha un solo ne­mico, il vecchio Luis Aragonès, ct della Spa­gna che l'ha escluso dalla lista di Euro 2008, negandogli di fatto la gioia della vittoria spa­gnola.
Con le Furie Rosse vanta 102 pre­senze (è secondo dopo Zubizarreta) e 44 gol ( miglior marcatore di tutti i tempi), l'ultima apparizione risale al 6 settembre del 2006.
Il figlio di un elettricista precario, Pedro, e di una casalinga, Maria Lui­sa, il ragazzo nato povero barrio di San Cristobal de Los Angeles di Madrid, il provetto calciatore che studiò in colle­gio e che ha investito i primi soldi nel mercato immobiliare, bacia la fede che porta all'anulare destro dopo ogni gol, è stato il primo giocatore radio- comandato della storia ( capitò qualche anno fa quando si fece l'esperimento dell'auri­colare tra il tecnico e il suo capitano) e infine ha rivelato di dormire ­quando è particolarmente stressato ­in una camera iperbarica.
Non sarà il massimo, ma la carriera di Raùl ci di­ce che funziona alla grande.

di Furio Zara
Corriere dello Sport Domenica 1° Marzo 2009

lunedì 9 marzo 2009

Raul ha segnato 309 gol con la maglia del Real Madrid. Scavalcata la leggenda di Alfredo Di Stefano

Non sarà facile da di­menticare per il Real la partita di ieri a Gijón, specie per il capitano Raúl, autore dei suoi gol numero 308 e 309 con la maglia bianca, il che vuol dire che, da ieri, è il ca­pocannoniere della storia del club più titolato e con più tifosi al mon­do: una leggenda più viva che mai.
Spettacolo - Ma la trasferta di Gijón ha significato altre cose, co­me per esempio ridurre il vantag­gio del Barcellona dai 12 ai 10 punti, o il primo gol in bianco di Huntelaar, o che il Real si è ritro­vato col bel gioco, dimenticato tanti mesi fa.
Ieri la squadra di Juande Ramos ha pressato dal primo minuto, ha giocato con ve­locità e addirittura con momenti di vero spettacolo.
Strano, perchè proprio ieri mancavano i giocato­ri più creativi del centrocampo merengue (Sneijder, Van der Va­art e Guti) e l'attaccante più in forma, Robben.
Ma Juande ha scommesso su una squadra asim­metrica, con Marcelo a sinistra, Raúl trequartista, Higuaín e Hun­telaar in attacco, e nessuno sulla destra, uno spazio sfruttato da Sergio Ramos per fare il tornante su tutta la fascia con molto suc­cesso.
Goleada - Raúl ha rotto il pari al 15' con un sinistro al volo dopo un assist da destra dello scatenato Ramos.
Il 2-0, primo gol con la maglia bianca del 'cacciatore' Klaas-Jan Huntelaar, è arrivato al 37', con l'olandese tutto solo da­vanti al portiere su assist di testa di Higuaín.
Proprio l'argentino, di tacco, ha ispirato anche il 3-0 di Marcelo in contropiede (primo gol col Real anche del brasiliano), e il 4-0, arrivato dopo un destro dell'ex giocatore del River Plate non trattenuto da Lafuente e in­saccato da Raúl.
la Liga È Viva - Se con 12 lun­ghezze tra Barcellona e Real (e i catalani in una forma devastante) in Spagna si parlava già della grande rimonta, come 2 anni fa con Capello, da ieri, e con solo 10 punti di differenza, si può dire che comincia un campionato nuovo.
Già ieri si poteva leggere su Mar­ca
"Festival bianco per ridare vi­ta alla Liga"
e su As "Operazione rimonta", mentre sul catalano Mundo Deportivo cominciava un'inchiesta in rete con domande come: "chi vincerà la Liga 2008/09?".
Colpo Siviglia - Nelle partite giocate ieri l'altro protagonista è stato il Siviglia, vincitore sul­l'Espanyol (0-2) con due reti di Kanouté al 38' e al 47' della ripre­sa.
Gli andalusi allungano così la differenza (+3) nei confronti del Valencia nella lotta per il terzo posto, che l'anno prossimo darà qualificazione diretta per la Champions, mentre i catalani si allontanano un po' di più dalla sal­vezza, conservando la condizione di fanalino di coda.
A Santander il Villarreal di Giuseppe Rossi, tito­lare ma a digiuno di gol ieri, non è andato oltre il pari (1-1) con gol di Cazorla per il sottomarino gial­lo e Zigic (5ª rete in 7 partite) per i cantabrici, mentre la rimonta della giornata si è vissuta ad Al­mería: dallo 0-2 al 3-2 per la squa­dra di Hugo Sánchez in una parti­ta spettacolare e con 3 espulsi.
Un bel modo d'imparare la lezione, perche proprio l'Almería aveva subito una rimonta identica la set­timana scorsa contro il Málaga.
di Gaby Ruiz
Corriere dello Sport Domenica 1° Marzo 2009