venerdì 12 febbraio 2010

La Vezzali ha tutto ma non le basta

Ce ne accorgiamo ogni quattro anni, quando c'è l'Olimpiade e sulla colonna dell'attivo, tra chi si­curamente non tradisce, inseriamo tutti il suo nome. Valentina Vezzali, ragazza di Jesi, una di noi che, se la vedi in giro, non diresti mai che è un atleta (e che atleta: la migliore al mondo per continuità di risul­tati al livello più alto), ha conquistato negli ultimi dieci anni la bellezza di quattro medaglie d'oro (tre individuali) e un bronzo nelle tre edizioni dei Giochi. E i podi non sono sei solo perchè ad Atene le tolse­ro dal programma la prova del fioretto femminile a squadre. Uniteci sette titoli mondiali (quattro individua­li) e due argenti, e in più otto Coppe del Mondo conquista­te, avendo in mezzo la mater­nità che ha donato a lei e a Mimmo Giugliano, suo mari­to, il piccolo Pietro.
Bene, questa è Valentina, che tredici anni fa ad Atlanta, alla sua prima Olimpiade, si rilassava leggendo To­polino e che lo compra ancora per leggerlo a Pietro. Che ha perso giovanissima il papà e che tira nel suo ricordo, avendo come talismano insostituibile la mamma Enrica che la segue ovunque. Anche que­sta è Valentina, ovviamente nata il 14 febbraio, 35 anni fa, che declina il rifugio nel cuore caldo della famiglia con la spietatezza (la chiamano anche il "cobra") con cui tocca ogni avversaria, dopo averla stregata con lunghe pause prima di cogliere il tem­po giusto per affondare la lama verso il corpetto di chi le sta davanti.
Trentacinque anni, età forse da pensione per una donna, anche mamma, che da venti stagioni domi­na sulle pedane di tutto il mondo e che non è anco­ra stufa, che trova sempre nel suo domani una sfida e un traguardo nuovi e tali da stimolarle un impegno che si fa sempre più duro perchè gli anni son quelli e passano pure per lei. Anche se l'età sembra solo sfiorarla: le ha dato un marito, un fi­glio, una nipote (Martina Pa­scucci) che, crescendo, mo­stra di seguire le sue stesse orme, ma non le ha tolto la voglia di confrontarsi e di scommettere giorno dopo giorno con e su sè stessa. L'obiettivo è Londra, per la quinta Olimpiade perso­nale e per il quarto oro individuale, così da straccia­re ogni altro record di longevità e di bravura asso­luta. Dopo, il ritiro? Forse sì, ma perchè non prova­re magari solo un anno anche con la spada, così, tan­to per togliersi lo sfizio?
Eccola Valentina, dolce e delicata, bella anche con i capelli appiccicati al volto togliendosi la masche­ra ma con la luce, in quegli occhi azzurri, che solo la vittoria sa regalare.

e' solo scherma, qualcuno dirà, e vincono sempre gli italiani. Non è così: è scherma, e questo signifi­ca tante cose: allenamento, riflessi, lezioni durissi­me e costanti, gare che durano una giornata intera in un seguirsi incessante di assalti sempre più im­pegnativi. Vince, in una concorrenza sempre più ag­guerrita e globale, chi ha i nervi più saldi, i muscoli più allenati, la mente più lucida e libera da angosce. Se poi si vince sempre, cannibalizzan­do una specialità, vuol dire che tutte queste doti, con tut­to quel lavoro, il campione, la campionessa, e cioè Valenti­na, le ha dentro da sempre, da quando, inseguendo il mito di Sparaciari prima e Trillini poi, cominciò a seguire gli insegnamenti di Ezio Triccoli, secondo padre prima ancora che mae­stro, e poi di Giulio Tomassini e, ora, di Stefano Ce­rioni, altro prodotto della formidabile scuola scher­mistica jesina. Valentina (in carriera 57 medaglie d'oro, 14 d'ar­gento, 8 di bronzo, oltre a 15 Coppe del Mondo vin­te con 65 successi di... tappa, un record assoluto, per ogni disciplina) ora è un po' più conosciuta: merito di Ballando sotto le stelle, e merito degli spot tele­visivi interpretati con il piccolo Pietro.
Ma il meglio di sè continua a darlo in pedana, regalandoci anco­ra momenti di grande intensità agonistica, spettaco­lare e, perchè no, di sano nazionalismo sportivo con quel suo grande e ineguagliabile "senso per il tem­po", schermistico si intende, perchè l'altro tempo, quello che scorre, per lei sembra restar sospeso.
di Mario Arceri
Corriere dello Sport Martedì 29 Dicembre 2009

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