giovedì 25 dicembre 2008

Thierry Henry: senza il calcio sarei in galera

Non ci fossero stati il calcio e i suoi genitori, probabilmente oggi sarebbe in qualche galera francese, visto che la maggior parte dei suoi amici d'infanzia ha fatto proprio quella fine.

Lo ammette senza riserve, Thierry Henry, in una lunga intervista al tabloid "Sun" nella quale il campione del Barcellona si mette a nudo come mai prima d'ora, vincendo la sua innata ritrosia.
"Sono nato a Les Ulis, un sobborgo di Parigi, e sulla strada ho imparato davvero un sacco di cose, tanto che se potessi scegliere, vorrei rivivere ogni attimo vissuto là.
Ma se sono diventato l'uomo che sono ora, lo devo tutto a mio padre. Ho visto delle cose veramente orribili nella mia infanzia, ma per fortuna ho avuto dei genitori in gamba.
Non riuscivo a capire perché i miei amici potessero uscire la sera e andare a divertirsi e io, invece, no e questa cosa mi faceva arrabbiare moltissimo.
Ma oggi quegli stessi amici sono tutti in prigione. I miei genitori sono stati molto duri con me, ma è per questo che sono diventato qualcuno, perché crescere in un sobborgo come il mio non è mai semplice."
Calcio Ancora di Salvezza - Per la verità, papà Antoine se ne andò di casa quando il piccolo Thierry aveva appena 8 anni e la famiglia lasciò il quartiere poco dopo, ma ormai Henry sapeva quello che doveva fare.
"Quando lasciai Les Ulis, capii che la mia vita avrebbe dovuto prendere una direzione ben precisa. Vivevo solo con mia madre Maryse, perché mio fratello Willy era nell'esercito, e mi sentivo figlio unico: ecco perché sono un tipo solitario."
A salvarlo, il calcio.
"é stata la mia via d'uscita da quella vita – ha ammesso il campione ex Arsenal – e se ho iniziato a giocare è stato grazie a mio padre, anche se inizialmente il mio unico scopo era quello di farlo felice, perché mi rendevo conto che quando mi portava al campo, era più contento di me."
Calcio Troppo Euforico - Contento sì, ma anche esigente.
"Spesso in Inghilterra mi hanno chiesto perchè non esultassi quando segnavo e adesso è arrivato il momento di spiegarlo.
Una volta, avrò avuto 10 anni, segnai sei gol in una partita e quando andai in macchina da mio padre per tornare a casa, vidi che era serissimo.
Mi chiese se fossi soddisfatto di quanto avevo fatto e gli dissi di sì, lui, allora, cominciò ad elencarmi tutti gli errori che avevo commesso durante la partita.
Ed è stato sempre così ad ogni match. Mio padre non mi ha mai elogiato, ma mi ha cresciuto con la consapevolezza di dovermi sempre migliorare, soprattutto nei punti in cui sono più debole.
Per qualcuno posso passare per noioso, ma più semplicemente non capisco tutta l'euforia che circonda il calcio.
É logico che mi senta un privilegiato, perché c'è gente che si alza alle 5 del mattino per andare a lavorare e che detesta quello che fa, ma non si può giudicare qualcuno solo in base al lavoro.
Io gioco da 15 anni ormai, ma resto una persona come le altre, con i miei giorni sì e con quelli no, e con gli stessi problemi di tutti."
il Divorzio - Il riferimento alla sua vicenda personale è immediato. Lo scorso anno Thierry Henry ha divorziato dalla moglie Nicole e la ferita è ancora aperta, soprattutto perché c'è la piccola Tea da preservare dal clamore che, inevitabilmente, ha accompagnato la rottura.
"L'amore è necessario e un divorzio non è mai una cosa semplice. Prima ero uno che si arrabbiava per niente, adesso invece sono più controllato ed è stata mia figlia a cambiarmi.
É indescrivibile l'emozione che provo quando la abbraccio. Una volta, le mie sole priorità erano il calcio e la mia carriera, adesso, invece, non è più così. Per questo, ho paura di morire, anche se so che è una cosa che capita a tutti."
Lo spaventa meno, invece, l'idea di appendere le scarpette.
"La mia carriera finirà presto, anche perché per un attaccante le cose vanno più in fretta. Non ho mai corso così tanto come da quando sono al Barcellona, fisicamente sto bene, ma è il contorno, ovvero i viaggi e le trasferte, a pesare più di tutto.
Ecco perché quelli che dicono che sono finito non stanno sbagliando più di tanto."
Simona Marchetti
Gazzetta dello Sport Sabato 20 Dicembre 2008

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