Aveva 68 anni. Era uno degli eroi del '64 e bravo a costruire calcio per sè e soprattutto per gli altri.
Poi l'esplosione, il debutto con un ex campione del mondo ( Alfredo Foni) che lo volle saggiare ed assaggiare e con un altro allenatore (Federico Allasio) che gli fece spazio e con un sublime maestro di calcio (Fulvio Bernardini) che gli regalò la consacrazione cambiandogli poi ruolo perché Bulgarelli era partito come trequartista e quindi arretrò proprio in mezzo al campo per consentire al fantasmagorico Helmut Haller di proiettarsi e di piroettare come più gli piaceva.
e poi ben presto la Nazionale e un esordio con il botto negli infausti mondiali cileni del '62, infausti per tutti i nostri ma non per lui, capace a 21 anni di fare quel che nessuno più fece in un campionato del mondo e cioè due gol (contro la Svizzera) all'esordio assoluto.
Giacomo Bulgarelli ribattezzato poi Giacomino e così cantato dal capo-tifoso Gino Villani ("Onorevole Giacomino, salute!" declamava al megafono Villani dai distinti centrali prima di ogni partita e Giacomino gli rispondeva con il braccio alzato) passo a passo si era formato un carattere di ferro in campo.
Buono e generoso - troppo buono e troppo generoso - nella vita privata, maturo come l'acciaio quando qualcuno in campo provava a colpirlo contropelo.
e restano memorabili anche certe sue battaglie contro gli arbitri e contro lo strapotere niente affatto occulto di certe società (" Quando si gioca a Milano - diceva - sai già che potresti risparmiarti il viaggio" ) e contro chi decise che all'età di 28 anni Bulgarelli doveva essere emarginato dalla Nazionale semplicemente perché il Bologna e i bolognisti (lui Giacomo, Pascutti, Fogli, Janich e Perani) non erano più di moda.
Poi i rapporti con la gente e con i giornalisti più o meno amici, il rapporto di una bandiera con chi tutto sommato quella bandiera voleva poi sventolarla a suo modo.
E quando nel 1970 il presidente del Bologna Raimondo Venturi disse a quelli del Milan che Bulgarelli in rossonero si poteva anche fare, Giacomo non ci mise molto a dire di no.
Eravamo insieme in Romania, arrivò la notizia della probabile cessione e Giacomo subito dichiarò:
"a Milano troverei l'amico Rivera, ma a Bologna ci sono le due torri e i tortellini e io da qui non mi muoverò mai".E quando una cinquantina di tifosi lo inseguirono dopo una partita persa contro gli unghersi del Ferencvaros e gli gridarono di andare a letto un po' prima la sera?
"a letto dovete andarci voi - disse di brutto - sennò le vostre signore poi si arrangiano con qualcun'altro."Ecco, Giacomo era così, diretto e sempre capace di smorzare anche i peggiori umori stemperandoli nell'ironia.
Mai rifiutava un'intervista e se qualcuno scriveva sul suo conto qualcosa di storto lui semplicemente diceva:
"Ho letto la firma, quelle parole si commentano da sole".Era - come si dice oggi - un centrale di centrocampo capace di interdire e di ripartire e di suggerire sempre a tempo debito. E ricordo anche la settimana trascorsa a Fregene nel '64 e prima dello spareggio che diede al Bologna il settimo sigillo. Là a Fregene - eravamo di giugno - sculettavano nei bikini fanciulle dalle carni molto fragranti e Giacomo sospirava:
" Io mi carico così, guardando e riguardando questi capolavori della natura."Il dopo-calcio di Giacomo fu un turbinio di altre esperienze: dirigente del suo Bologna (ma furono tutte esperienze troppo fugaci) e di altri club (Modena, Pistoiese, Palermo) e poi provetto commentatore in tv, provetto perché sempre così preciso e pertinente e mai minimamente saccente. Era malato da tempo.
Un trapianto, una bella ripresa, le amene tavolate con gli amici, le soste la mattina presto in quell'osteria di Vicolo Ranocchi.
Poi altri problemi, una ricaduta, il suo largo ed accattivante sorriso che non si apriva più e solo un lieve battito di ciglia per la moglie e per i tre figli che avevano capito tutto.
Cari William, Carlo, Johnny, Mirko, Paride, Francone, Romanino, Marino, Helmut, Harald, Ezio e Mimmo, cari ed indelebili eroi di quell'avvampante pomeriggio del '64, piangiamo insieme questo grandissimo che ha allietato le vostre vite e che ha ingrassato la mia giovinezza.
Gianfranco Civolani
Corriere dello Sport Domenica 1° Marzo 2009
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