giovedì 10 dicembre 2009

Francesca Schiavone: il tennis come arte

Francesca Schiavone Francesca Schiavone, come dice anche capitan Barazzutti, ha le pause più lunghe di Adriano Celentano. Il fatto è che quando lei non vuole rispondere con una banalità o una menzogna, ci tiene a trovare le parole giuste.
In campo rispecchia quello che è nel­la vita. Una che gioca con le sue emozio­ni. Sa cambiare faccia, passare dal triste all'allegro nello stesso modo in cui varia la tattica. Il modo giusto di affrontare le situazioni è uno solo. Lei lo sa, e quello prova a non cambiarlo mai. Il nemico va guardato in faccia.
Gira senza tecnico, spia le rivali su You Tube, si arrovella la mente prima duran­te e dopo la partita. Dice che è indispen­sabile. Può essere dannoso perchè fa crescere pensieri e dubbi. Ma è utile perchè ti aiuta a controllare le emozioni, evitando il pericolo che tu finisca per ignorarle.
Ultimamente le è stato accanto Corra­do Barazzutti. Un ex grande giocatore, un tecnico che sa parlare alle sue tenni­ste. Ed è arrivato il secondo titolo in 12 finali, il più importante. Quello di Mo­sca, dove il montepremi era da un milio- ne di dollari. Ma non è il solo record di Francesca. É l'unica italiana ad avere messo assieme tre quarti di finale in tre differenti Slam: Roland Garros, Wimble­don e us Open.
Francesca è animalista e artista, le piace scrivere poesie, ama volare e si impegna in letture importanti. E se vi racconta di sentirsi a mezza strada tra Lendl e McEnroe non prendetela per presuntuosa. Sta solo cercando di dirvi che adora il modo in cui Ivan si è co­struito giorno dopo giorno ignorando quello che gli altri dicevano di lui. Vi sta dicendo che le invezioni del monello americano la fanno star male (di piace­re) ancora oggi.
In campo come nella vita, le piace stu­pire. A Reggio Calabria si è inventata un colpo alla Federer: spalle alla rete, con la palla tra le ginocchia. Francesca è co­sì, prendere o lasciare.
Corriere dello Sport Martedì 10 Novembre 2009

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