venerdì 20 marzo 2009

Andrea Lucchet­ta

"Per il volley divento un cartone animato"
l' amore per i bambini, la ludoteca, i cartoon. Come nascono queste passioni?
"Penso sia stato un mix esplosivo di due fattori importanti ,dato dalla mia formazione spirituale presso il biennio tecnico dei Salesiani dell'Astori Moglia­no Veneto.
Ho sempre dedicato spazio e tempo ai ragazzi ed ai bambini. Sono uno di loro, un bambinone di due me­tri ."
Cosa sognava da ragazzo? Chi o cosa voleva diventare?
"Sognavo di diventare in ingegnere elettronico per lavorare con mio papà Ettore alla security center di Treviso.
Volevo progettare e realizzare impianti antifurto di sicurez­za sul lavoro ed an­tincendio. Quante estati a passare cavi, chilometri e chilo­metri di cavi e cana­lette da montare"
Modena, la Nazionale. Cosa sono sta­te per lei?
"La risposta? Le 5000 persone venu­te vedere un mese fa Panini-Maxicono revival. Emozioni condivise con la cit­tà, con intere generazioni di tifosi: ho rivisto il raccattapalle con cui scherza­no prima di una palla scudetto.
Ho vi­sto anziani asciugarsi gli occhi guar­dando la generazione di fenomeni gial­loblù, poi portatori del virus nella Na­zionale, il gruppo formato da Skiba che Velasco prese negli anni Novanta.
Lo scudetto tricolore è ancora stampato sul mio cuore e come capitano della na­zionale non me lo sono mai cancellato nè tolto di dosso"
Lei è stato l'ultimo campione del vec­chio volley ma an­che il primo eroe del boom. É così? Rim­pianti?
"Si. Solo quello di non aver contribuito fino in fondo, nono­stante potessi farlo ancora, all'avventu­ra Olimpica di Atlanta, passando per i Mondiali di Atene e per l'incompiuta romana del pre Giubileo"
Perchè non sono nati altri Lucchet­ta?
"s'è rotta la macchinetta ed ho buttato via lo stampo e ingoiato....i progetti. Per il resto penso che per molti giocatori essere sempre disponibili non sia faci­le. Con i tifosi il vero messaggio che de­v'essere alla base dello sport e della promozione sportiva. Si vince insieme, si perde insieme si gioisce e si piange insieme, regalando sempre il sorriso. Specchio di un'animo positivo e propo­sitivo rivolto a tutte le persone. Incro­ciando i loro occhi devi far passare tut­to questo per ren­derli partecipi della tua gioia di vivere lo sport che rappresen­ti "
Perchè la gente si ricorda ancora di te e di Zorzi quando si parla di pallavolo e conosce poco gli azzurri di oggi?
"i primi amori non si scordano mai. Zorro con il suo profilo appuntito ed io con il mio che non è da meno,abbiamo contribuito a creare interesse, spinti da un fantastico gruppo di giocatori che ha conseguito successi, comunicando a tutto il mondo che eravamo ragazzi ve­ri e sportivi veri.
Di spessore ma di grande comunicazione e comunicabili­tà in campo ed all'esterno. Eravamo la coppia più ben assortita che si comple­tava a meraviglia in campo e fuori. Tut­te le cose scomode ed irrealizzabili per Zorro le facevo io. Ero la parte oscura di Andrea. Con la differenza che nel ca­so di una sconfitta l'altro andrea parti­va per un viaggio in Tibet ed una retro­spettiva che poteva durare giorni.
Io condividevo sul campo le sconfitte con i tifosi, sdrammatizzavo e sorridevo co­munque di fronte al dramma del sogno infranto"
Perchè non è mai stato la bandiera della pallavolo istituzionale?
"Molte volte quando mi sono trovato a correre avanti a tutti non c'era nessuno che mi seguiva. Rimanevano arroccati nelle trincee di quello conquistato. For­se correvo troppo veloce: il mio model­lo era Carl Lewis, il figlio del vento. Ma voglio essere chiaro: comunque sono la bandiera della federazione ed il tricolo­re sarà sempre dentro di me.
Sono lo strumento che sempre e comunque promuoverà la federazione italiana pal­lavolo. Sono una specie di pifferaio ma­gico che in mezzo ai bambini, con la magia del sorriso e del divertimento at­traverso il pallone da volley riuscirà co­munque a far divertire ed a far amma­lare di volley quanti più bambini possi­bile "
Quali erano i suoi campioni preferi­ti dello sport?
"John super McEnroe per il tennis. Estro, follia ma genialità tecnica nel tennis. Loor centrale estone dell'Urss, Dametto centrale italiano: erano loro i miei modelli a muro. Meneghin Chechi e Rossi gli Abbagnale come modello di fatica in allenamento per essere grup­po vincente.
Carl Lewis per l'estro e la duttilità atletica. E per i capelli"
Il suo sogno irrealizzato?
"Non aver accompagnato in palestra per tornare ad allenarsi una ragazza pallavolista in erba: un brutto male l'ha portata via.
Ho provato a giocare con lei una parte della partita della vita, ma l'abbiamo persa"
Il suo sogno divenuto realtà?
"Diventare l'allenatore di una squadra di sei ragazzine di 16 anni che con il linguaggio dei cartoni animati insegne­ranno i veri valori sportivi ed il percor­so che serve per condividere e cresce­re attraverso lo sport.
Imparando a di­ventare squadra condividendo il per­corso con il loro allenatore Lucky che le aiuterà a crescere,a divertirsi ed ag­gregarsi dalla scuola alla palestra dal­la palestra alla vita in un mix di avven­tura sport e fantasia dove la magia è bandita ed assolutamente vietata.
Una sporca mezza dozzina che con il loro al­lenatore conquisterà i cuori dei ragaz­zi di tutto il mondo della pallavolo."
Cosa pensa di questo volley, condivi­de la necessità di sollevare una que­stione morale?
"Penso che si debba andare incontro ad una super lega europea tipo Nba Americana in cui possano giocare solo i club che hanno soldi e strutture che si possano autofinanziare con pubblico, sponsor ed un'attenta programmazione marketing"
Segue il campionato, la Nazionale?
"Seguo ma in modo distaccato. Mi oc­cupo di più della promozione e comuni­cazione verso i bambini delle scuole, dei valori e di quanto ci si può diverti­re tutti insieme con un pallone, un cam­petto ed una rete.
In strada, in piazza, sull'erba sulla spiagga"
Mondiali 2010 sul filo del rasoio. Co­me li vede?
"La sfida non consisterà nel vincere il mondiale ma finalmente assicurarsi che dia la spinta dal basso verso l'alto per riportare a galla e rovesciare l'ice­berg.
Per lasciare vicino al sole quella parte di movimento sempre sommerso che dev'essere alla base della ricostru­zione "
Crisi di visibilità: siamo tornati in­dietro di 20 anni e più?
"Basta mandare Mastrangelo all'iso­la dei famosi. Convincere la Piccinini a mettersi delle protesone per entrare al Grande Fratello. Che ci vuole di più? Partiamo dallo Zecchino d'oro?"
"Sognavo di diventare ingegnere elettronico Dopo la rispostaccia di un tennista, decisi di scegliere la pallavolo"
"Di gente come me e Zorzi s'è rotto lo stampo Gli Abbagnale, Chechi e Rossi modelli di fatica Amavo McEnroe"
"Le mie Spike Girls conquisteranno i cuori a1 solo per chi ha i soldi Italia 2010: la vera sfida sarà ripartire con la base"
Una pagina di Leandro De Sanctis
Corriere dello Sport Lunedì 2 Marzo 2009

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