15 febbraio 2009: una data storica per lo spagnolo, sempre più capitano-bandiera del suo club
e ora chiamatelo Raul Madrid
In poco più di 14 anni 309 reti segnate.
Ma Di Stefano resta nella leggenda
Raul Madrid nella leggenda.e ora chiamatelo Raul Madrid
In poco più di 14 anni 309 reti segnate.
Ma Di Stefano resta nella leggenda
Si racconta che quel giorno il tecnico Jorge Valdano si girò, strizzò l'occhio verso uno dei suoi collaboratori in panchina, guardò il ragazzino che tornava felice verso metà campo e pensò: questo di gol ne farà un sacco. Quel giorno, era il 5 novembre del 1994, Raùl Gonzalez Blanco segnava il primo dei suoi 309 gol targati Real Madrid.
Aveva esordito una settimana prima. Il giorno dopo l'argentino Valdano mandò il 17enne Raul con i ragazzi delle giovanili.
" Così non ti monti la testa ", gli disse. Oggi, quasi quindici anni dopo, Raùl è entrato nella leggenda del Real e del calcio spagnolo. L'ha fatto segnando la rete n.308 e n.309 domenica pomeriggio, contro a Gijon contro lo Sporting e superando così un monumento come Alfredo Di Stefano, la " Saeta Rubia ", fermo per l'eternità a quota 307.
Di più: ora, con 216 gol nella Liga, è il sesto cannoniere nella storia del campionato spagnolo.
La Spagna lo celebra, ed è il giusto riconoscimento per un campione unico, simbolo di una squadra, quella delle "merengues ", orgoglio di una città, Madrid, che prima ha illuso (aveva cominciato nelle giovanili dell'Atletico, ma il presidente Jesus Gil y Gil tagliò fondi al settore giovanile: visto cosa succede a non investire sul futuro?) e poi ha portato a vincere ovunque.
Sei campionati spagnoli, quattro Supercoppe di Spagna, tre Champions League (competizione di cui è anche il miglior marcatore con 64 reti), due coppe Intercontinentali, una Uefa.
Raùl è un leader riconosciuto da tutti, compagni e avversari, non si diventa per caso capitano del Real a 26 anni, un capopolo carismatico, giocatore corretto (solo un'espulsione e quando giocava nelle giovanili), sobrio nello stile di vita come tutti quelli che hanno conosciuto la povertà, è resistito a tutte le pieghe della cronaca, ha avuto alti e bassi, con la flessione del 2005 che ha coinciso con l'unico infortunio serio della sua carriera (menisco, cartilagine e legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro), è risorto con la tigna degli uomini duri e oggi ha un contratto che lo lega al Real fino al 2011 ( che si rinnoverà ogni anno se scenderà in campo per almeno 30 partite) con una clausola rescissoria di 190 milioni di euro. Olè.
Da ragazzino aveva due idoli: Butragueno, " El Buitre ", altra leggenda Real, e Hugo Sanchez, il messicano che festeggiava facendo le capriole.
E proprio Hugo si chiama uno dei figli che la moglie Mamen, ex modella, gli ha regalato.
Tra gli avversari stima più di tutti Paolo Maldini, altro totem.
Ha avuto tanti allenatori - da Del Bosque a Hiddink - ma deve molto a chi l'ha lanciato ( Jorge Valdano, e l'altro figlio si chiama appunto Jorge) e a chi (Fabio Capello) l'ha fatto maturare.
Ha un solo nemico, il vecchio Luis Aragonès, ct della Spagna che l'ha escluso dalla lista di Euro 2008, negandogli di fatto la gioia della vittoria spagnola.
Con le Furie Rosse vanta 102 presenze (è secondo dopo Zubizarreta) e 44 gol ( miglior marcatore di tutti i tempi), l'ultima apparizione risale al 6 settembre del 2006.
Il figlio di un elettricista precario, Pedro, e di una casalinga, Maria Luisa, il ragazzo nato povero barrio di San Cristobal de Los Angeles di Madrid, il provetto calciatore che studiò in collegio e che ha investito i primi soldi nel mercato immobiliare, bacia la fede che porta all'anulare destro dopo ogni gol, è stato il primo giocatore radio- comandato della storia ( capitò qualche anno fa quando si fece l'esperimento dell'auricolare tra il tecnico e il suo capitano) e infine ha rivelato di dormire quando è particolarmente stressato in una camera iperbarica.
Non sarà il massimo, ma la carriera di Raùl ci dice che funziona alla grande.
di Furio Zara
Corriere dello Sport Domenica 1° Marzo 2009
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