lunedì 20 aprile 2009

La storia di Hui Ding: il libero nero della Cina

Verso l'Olimpiade di Londra 2012, la pallavolo cinese colti­va la sua speranza nera.
Dopo una brillante carriera nelle gio­vanili è approdato in Nazionale Hui Ding, 20enne di Hangzhou. Gioca nel ruolo di libero, è alto 1 metro e 85 centi­metri, è agilissimo ma tosto, va in campo con l'atteggiamento del combattente.
Ma non è per questo che è già diventato famo­so, meritandosi articoli sul Times e sui principali giornali cinesi di lingua inglese. Martedi scorso è stato inserito dal ct Jia­nan Zhou nella selezione che si allenerà con l'obiettivo olimpico e si è scatenato l'interesse, perchè Hui Ding è nero.
É un ragazzo cinese di colore, ovvero una mo­sca bianca nello sterminato Paese asiatico.
Sua mamma è cinese, il padre sudafricano è solo un nome e la ragione del colore del­la sua pelle.
"Non l'ho mai conosciuto perchè se ne andò prima che nascessi - ha raccontato -
non l'ho mai visto nemmeno in foto "
La gente è stupita per il colore della sua pelle " (Sono nero, proprio come Obama"scherza lui) per le dimensioni e la brillan­tezza dei suoi denti bianchi. La Cina è un paese che non può certo vantarsi di non conoscere il razzismo verso la popolazione nera:
" La gente mi considera uno stranie­ro - racconta Hui Ding - e si rivolge a me parlando inglese. Ma io parlo solo il dia­letto Hangzhou e il mandarino. Non parlo lingue africane ed il mio inglese non è buono. Per questo li colgo di sorpresa"
Cominciò a giocare all'età di dieci anni e si fece subito notare, meritando il posto nelle selezioni maggiori man mano che cresceva:
" a me importa solo progredire, il livello in Nazionale è molto più elevato.
So che ho molto da imparare e che devo allenarmi duramente, come mi ha racco­mandato mia madre."
Il ct Zhou ha preci­sato:
" L'ho convocato solo perchè è bravo, la sua situazione familiare non è affar mio."
Se Ding verrà convocato per il de­butto nella World League, il 12 giugno a Verona, sarà proprio il pubblico italiano il primo a poterlo vedere all'opera.

di Leandro De Sanctis
Corriere dello Sport

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