martedì 11 agosto 2009

Tania Cagnotto un tuffo da mondiale

Lei sul trampolino, lui sul piano vasca. Gli sguardi si sono incrociati, poi Tania è partita e Giorgio ha ricominciato a soffrire. I Cagnotto fanno così, sempre. Un doppio e mezzo rovesciato carpiato, l'ultimo tuffo, quello che avrebbe scritto il finale di questa storia.
Non benissimo, ma abbastanza bene da agguantare il ter­zo bronzo mondiale consecutivo dai 3 me­tri, la prima medaglia italiana a Roma 09.
Nessuna poteva pensare di battere Guo Jingjing, la Diva ("Non so se sia invinci­bile, di certo ci va molto vicino" ci dice­va Emilie Heymans, la canadese meda­glia d'argento).
Forse è già nata una ra­gazzina che andrà a superarla, come lei ha fatto con Fu Mingxia. Ma quella ra­gazzina sta di certo ancora allenandosi in uno degli infiniti Centri di alta specializ­zazione sparsi per la Cina.
Forse non fa­rà neppure in tempo a sfidarla in piscina. Tania è la nostra Principessa. É arriva­ta a Roma così carica di tensione che ha cominciato a vedere solo nero attorno a sé, quasi fosse sprofondata nel buio più totale.
Anche Giorgio, il papà, ha sentito la pressione crescere.
"Per due giorni ho avuto i crampi, non mi succedeva nep­pure quando gareggiavo "
, ci ha confes­sato.
Il momento più brutto era arrivato do­po il terzo tuffo, un doppio salto mortale e mezzo carpiato. Benino, dannazione. Tania scivolava al quarto posto. Qualcu­no cominciava a dubitare. Lei sembrava in trance. Una sensazione di paura le sta­va crescendo dentro, fino a farle tremare le gambe. Voleva che tutto finisse in fret­ta, si sentiva al centro di un incubo. Que­sto mondiale romano le pesava sulle spal­le come fosse un enorme macigno. Erano in tanti a volere quella medaglia. Lei non è più la piccola bambina che aveva conosciuto i tuffi buttandosi nella vasca dei pesci rossi all'Acquacetosa, è cresciuta.
Oggi è una donna, una sporti­va di successo. Ha tre fan club su Face­book e mille tifosi che la sostengono. Ha gli sponsor, le relazioni coi media, ha l'amore ( Francesco Dell'Uomo ha corso lungo tutto il bordo vasca per abbracciar­la).
Non è la vita da star di Guo Jingjing, il suo idolo da sempre. Ma è una situa­zione che può comunque regalarti stress, devi essere brava a gestirla. Quello dei tuffi in Italia è un piccolo mondo antico dove non esiste divismo, dove i primi ringraziamenti sono per gli amici, quelli che in tribuna sventolano lo striscione:
" i sogni non svaniscono, fin­chè le persone non li abbandonano ".
L'autrice è lei, Tania Cagnotto. La biondi­na che in Rai attacca:
" Saluto la Chicca, la Vale, la Claudia... "
, e si blocca solo perché l'intervistatrice è riuscita a ri­prendersi il microfono. Il momento di maggiore tensione era arrivato al penultimo tuffo. É quarta, de­ve recuperare, ma c'è il triplo salto mor­tale e mezzo carpiato da fare. " Un tuffo da uomini " , così l'hanno definito papà e figlia. La mamma, Carmen Casteiner, non ha avuto tempo per pensare alle dif­ficoltà tecniche. " Ho perso dieci anni di vita" , ha sussurrato con un filo di voce. Tuffo difficile. Perché nuovo, perché richiede forza fisica e mentale. Anche qui nessun errore da bollino rosso.
" Ma dob­biamo dire grazie ai giudici, sono stati buoni con Tania "
, dice con lodevole sin­cerità Giorgio.
Passa la paura. Arriva la medaglia. Bronzo, il terzo dopo Montreal 2005 e Melbourne 2007. Tre metri sopra l'acqua c'è il talento di Tania Cagnotto, la Principessa azzurra. Guo Jingjing porta a casa il nono oro mondiale. Ringrazia Roma, dice che pro­prio non lo sa se ci sia in giro qualcuno che possa batterla. Nessuno fa una do­manda a Emilie Heymans ("sì, mi sono sentita sola in conferenza stampa " ) , la canadese tornata al trampolino da poco meno di un anno.
Da ragazza faceva la ginnasta, poi il suo maestro le ha detto che doveva scegliere: o i tuffi o il ballo.
Lei ha virato sullo sport che l'ha ricom­pensata con due medaglie olimpiche, un oro e un argento mondiali. Adesso è davvero finita. Giorgio Ca­gnotto è felice e si lascia andare a una confessione:
" In questi ultimi giorni cre­do che Tania abbia avuto più bisogno del papà che dell'allenatore."
E lui era lì, co­me sempre. Orgoglioso, anche quando è spaventato, di avere una figliola così.

Corriere dello Sport Mercoledì 22 Luglio 2009

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