lunedì 19 ottobre 2009

Hamilton è ancora campione

Tendono a dimenticarlo, ma Hamilton è ancora campione. Per un po' ha portato l'adesivo con il numero uno a spasso per le strade periferiche delle gare, a bordo di una McLaren­Mercedes che ballava meglio di quanto corresse. In squadra se ne vergognavano e hanno rimesso a posto la macchina in tempo per vincere due gran premi e far più bello il trofeo a Button e alla Brawn, che altrimenti si appresterebbero a imporsi nel Mondiale degli sconosciuti. Hamilton da parte sua può tornare a testa alta a San Paolo, dove è stato protagonista di due dei finali più drammatici nella storia del campionato: una volta ha perso per una cambiata storta, l'altra ce l'ha fatta con un sorpasso disperato alla penultima curva. Non può fingere che per lui sia una corsa normale.
Lewis Hamilton, ecco di nuovo San Paolo. Come si sente?
" Eccitatissimo. É una corsa davvero speciale. Senza niente togliere a tutto questo finale di sta­gione, che personalmente trovo grandioso. Una vittoria e un terzo posto di fila, niente male con­siderando da dove eravamo partiti."
Interlagos è speciale solo per lei o lo è per tut­ti?
" é speciale in assoluto. Intanto c'è un mucchio di gente entusiasta e non è una cosa che capiti a ogni gara."
Che cosa ricorda di quell'incre­dibile ultimo giro?
" Più che quello mi è rimasto in mente il giro d'onore: le urla alla radio, mio fratello che festeggia­va, la bandiera inglese, il pubblico che mi applaudiva. E l'ingresso nel garage, la squadra che mi aspettava. Commovente."
Avrà visto anche la famiglia di Massa che festeggiava, convinta che Felipe fosse il campione. Non le ha fatto male?
" No. Per un istante ho temuto di aver perso, poi tutti abbiamo capito. Ho un gran­de rispetto per la mia famiglia, quindi anche per quella degli altri. Semmai, mi è dispiaciuto per loro perché la delusione è stata forte. Lo so, l'ave­vo provata io stesso l'anno prima. Ho perso corse in maniera stranissima e ho sempre reso merito ai miei avversari"
Un esordio mai visto, due stagioni di continuo
progresso e quest'anno un brusco stop. Quando ha capito che le cose non sarebbero andate bene?
" Dopo un paio di test, l'inverno scorso. I tempi sul giro parlavano chiaro. Però non parlerei di brusco stop. Siamo riusciti a tornare a galla, ab­biamo migliorato radicalmente la macchina, ab­biamo dimostrato che la McLaren è ancora una squadra di qualità superiore. E la monoposto del­l'anno prossimo sarà di nuovo una di quelle da battere."
Appena arrivato in Formula 1 lei non riusciva più a scendere dal po­dio. Adesso come riesce ad accon­tentarsi di qualcosa di meno della vittoria?
"Ci riesco perché ho un approccio realistico alla vita. Giorno per giorno capisco dove posso arrivare e scelgo l'obiettivo. Se il meglio a cui posso aspirare è un piazzamen­to in zona punti, ebbene, sono sod­disfatto se arrivo in zona punti."
Ci perdoni, ma non le crediamo.
"Eppure è così. Non sono di quelli che si divertono solo quando vinco­no. Per me, per tutta la squadra è un piacere anche dare il meglio di sé, non commettere errori, portare a termine la gara perfetta. Nei limiti delle possibilità attuali. Ci sono state gare in cui nessuno si aspettava di vedermi tanto in alto. Quando è così, mi sento co­me se avessi vinto. Anche se finisco decimo. An­che se finisco dodicesimo."
Com'è possibile?
"é possibile. Correre è una passione."
Torniamo a Massa. Continua a sostenere che il gp di Singapore, macchiato dall'incidente simu­lato di Piquet, doveva essere annullato e che quel titolo mondiale gli è stato sottratto.
"Sono felice che Massa si stia riprendendo dall'in­fortunio. Ma quello che dice m'interessa poco."
Lei ha avuto problemi con Alonso. Li avrà an­che Felipe?
"In realtà non siamo mai stati mol­to intimi io e Fernando, ma per quanto riguarda il lavoro non pos­so lamentarmi di nulla. Anzi, spes­so giocavamo alla Playstation insie­me."
Massa e Alonso dovrebbero for­mare una coppia molto forte. Pre­occupato?
" Vediamo chi avrà la coppia più forte."
Si troverebbe bene con Raikko­nen, un ragazzo tranquillo e assolu­tamente incapace di fare politica interna.
"Mi tengo al di fuori di queste vi­cende di mercato. Sono amico di Kovalainen, che secondo me sta svolgendo un ottimo lavoro. Mi li­mito a dire che il prossimo campionato sarà mol­to divertente. Torneremo a vedere i piloti miglio­ri sulle macchine più veloci. Sarà un Mondiale ve­ro, verissimo, forse uno dei migliori di sempre."
Alonso ha dichiarato che tutti i piloti sognano di guidare la Ferrari, prima o poi. É così anche per lei?
"Beh, i sogni... Alonso aveva anche detto di aver sempre desiderato la McLaren quando è venuto da noi. Sinceramente: a chi piace il giallo, a chi il rosso. A me è sempre piaciuto l'argento."
Lei ha raggiunto il vertice della Formula 1 mol­to velocemente. Jenson Button con ogni probabi­lità diventerà campione dieci anni dopo il debut­to. Riesce a immaginare come si senta il suo col­lega?
"No, per fortuna. Spero solo che il pubblico capisca quanto pesino le circostanze sui successi di un pi­lota ."
i fan sono spaccati su Lewis Ha­milton: chi lo idolatra, chi lo con­sidera arrogante e insopportabi­le. Come lo spiega?
"Non lo spiego. Sfido il pubblico a trovare un piloita che dedichi ai tifosi altrettanto tempo e altret­tanto rispetto. Sul serio, non capi­sco. É vero che arrivai al primo gran premio, in Australia nel 2007, e dissi che volevo vincere subito il titolo mondiale. Ma ero un novizio, nessuno mi aveva in­segnato come comportarmi, spie­gato le insidie delle interviste. Non era il mio lavoro. Il mio lavoro era ed è anco­ra correre. Forse ho detto un paio di cose sbaglia­te.
Ma penso di essere un bravo ragazzo."
Quest'anno, a stagione appena cominciata, si è trovato nel centro del mirino per la vicenda del­le bugie ai commissari in Australia dopo il sor­passo a Trulli. É stata dura?
"Sì".
di Marco Evangelisti
Corriere dello Sport Giovedì 15 Ottobre 2009

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